“Voleva rendere abitabile uno scantinato”: il killer di Fidene risiedeva nel Reatino. La vita segnata dalla morte del figlio 14enne

(r.l.) Aveva perso un figlio quattordicenne in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto, in provincia di Bolzano, Claudio Campiti, l’uomo fermato questa mattina per la strage di Roma, messa a segno per la lite – tutta da chiarire – col consorzio che gestisce la sua abitazione nel Reatino, ad Ascrea. Romano, per un periodo residente a Ladispoli, a quanto risulta risiedeva nel Reatino: emerge una condizione di estremo  disagio, visto che Campiti abitava nel rustico di una villetta del consorzio Valle Verde, in uno scantinato, a poca distanza dal lago del Turano, ad Ascrea.

Come detto, nel suo passato una vicenda che lo ha senza dubbio segnato: nel 2012 la morte del figlio quattordicenne, Romano, sulla pista da slittino a Sesto Pusteria. Ora viveva in una condizione di estremo disagio. Per quell’incidente il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d’appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240 mila euro per la famiglia. Nelle zone del Reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota, e c’è chi aveva notato nell’uomo, da quell’episodio in poi, un cambio di atteggiamento e carattere. Leggi le altre notizie QUI e QUI

Claudio Campiti, “aveva una situazione particolare, irrisolvibile. Pretendeva di rendere abitabile lo scantinato di un palazzo in costruzione di cui c’era solo lo scheletro. Ma non si poteva abitare, non si poteva fare. Però lui ci viveva, e pretendeva che in qualche modo gli fosse riconosciuto un suo diritto. Ma non si poteva”. Così all’Ansa Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, uno dei due paesi del Reatino sui quali insiste il Consorzio Valleverde collegato alla sparatoria di questa mattina. “Gli era rimasta la proprietà di questo scantinato – racconta ancora il sindaco – era molto legato a questa abitazione, e credo che per lui fosse l’unica cosa che aveva”. Al Comune di Rocca Sinibalda, a quanto riferisce il sindaco ad Ansa, Campiti si era fatto vedere una volta sola, perché perlopiù si rivolgeva al Comune di Ascrea. “Ma le missive che mandava in prefettura arrivavano anche da noi, e a volte la prefettura ci chiedeva delucidazioni sulle sue lettere. Le sue lettere creavano qualche disagio, certo, ma nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo. Era tempo che non scriveva più”. Il sindaco a volte lo incrociava, in auto, nel percorso tra Rieti e Rocca Sinibalda: “Per me all’inizio era una firma sulle lettere, poi ho ricostruito che era lui. Non sono certo se avesse o no un lavoro“.

Foto: Fb ©

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