Strage di Fidene, “Ascrea nel dolore”. Il profilo di Campiti: la lite per la casa nel Reatino, i simboli fascisti, il porto d’armi negato e i post pieni di rabbia

(r.l.) Claudio Campiti, l’uomo che ha ucciso tre donne oggi a Roma, aveva chiesto il porto d’armi ma gli era stato negato. Il no era arrivato grazie alle informazioni fornite dai Carabinieri del luogo dove viveva, ad Ascrea, in provincia di Rieti, che avevano riferito delle liti in atto con il Consorzio. Un altro dato che emerge nelle indagini sulla sparatoria in cui il 57enne romano Claudio Campiti ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre tre, per una lite su una abitazione ad Ascrea (leggi il lancio di RietiLife).

“Viveva in condizioni sotto i livelli minimi. So che il Comune in passato gli aveva anche dato un contributo per sopperire alle sue carenze economiche e realizzare l’allaccio alla fognatura, ma i lavori non sono mai stati realizzati, per cui il Comune ha richiesto indietro i soldi”. Ad affermarlo all’Ansa è il sindaco di Ascrea Riccardo Nini. Ascrea, assieme a Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti, sono i due Comuni su cui insiste il consorzio Valle Verde legato alla strage di stamattina.

Nini, che è in carica da circa un anno, spiega di non aver mai visto né parlato con Campiti personalmente “ma chi lavora negli uffici comunali mi dice che era una persona educata e cordiale, salvo con i condomini a quanto leggo dal blog”. “Perché non completò mai i lavori? A quanto leggo sempre dal blog lui dice per mancato reperimento di tecnici”. Nel post di Campiti del 2 novembre 2021 c’è un passaggio che dice: “Nella Sabina Mafiosa trovare un tecnico (geometra, ingegnere civile o architetto) che mi servirebbe per allacciarmi ora alla rete idrica e fognaria, se sei in lite con la banda locale (consorzio) è praticamente impossibile”.

“Vogliamo rispettare il dolore delle famiglie coinvolte. Noi al momento siamo 215 residenti, una piccola comunità. Una tragedia del genere, nonostante sia una tragedia in assoluto, quando colpisce comunità piccole come la nostra è amplificata” dice ancora all’Ansa il sindaco di Ascrea, Riccardo Nini. “Da stamattina quando ho saputo – aggiunge – sono chiuso in Comune, stiamo in contatto diretto con le autorità giudiziarie. Abbiamo parlato con persone che erano presenti ed erano sotto choc”. A quanto pare le persone morte non erano del Comune in provincia di Rieti su cui, insieme a Rocca Sinibalda, insiste il Consorzio Valleverde. Il Consorzio, spiega ancora il sindaco, “è nato per l’urbanizzazione primaria di un’area lottizzata. Finché non completano le opere il consorzio resta. Io non ho mai avuto problemi con la gestione consortile. Certo è che i consorziati devono rispettare delle quote che sono stabilite dal consorzio stesso. Pare che questo astio di Campiti (l’uomo fermato per la strage di Roma, ndr) venga anche dalle sue condizioni economiche. Valleverde – prosegue il sindaco – è una specie di frazione condivisa con Rocca Sinibalda, ma non è ancora una vera frazione perché devono riconsegnare le opere di urbanizzazione. A quel punto il ‘paese’ diventerà una frazione condivisa, perché nasce su due Comuni. Ritardi nelle opere? So di proroghe dovute a problemi tecnici”.

“Benvenuti all’inferno, qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, so’ tutti ladri”. E’ quanto scrive l’uomo fermato per la sparatoria di Roma, Claudio Campiti, sul suo blog dedicato al Consorzio Valle Verde. Il post, del 2 novembre 2021, è un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte “mafie” e passaggi inquietanti come “Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità”. Nel post si fa riferimento più volte a minacce di “schioppettate” per chi non rispetta le regole del comprensorio che gli sarebbero state rivolte da personaggi – Campiti fa nomi e cognomi – riferibili al Consorzio. Il senso generale del post sembra essere una sorta di lungo atto d’accusa nei confronti della gestione del Valleverde, definito più volte una “associazione a delinquere” di cui fanno parte “i Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, insieme con Prefettura e Procura di Rieti che hanno legalizzato il pagamento del pizzo esigendo le quote consortili che tra parte ordinaria e straordinaria sono anche esose”.

Sui social del 57enne anche una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista ‘Molti nemici molto onore’, ‘soldatini’ con le fattezze di Hitler e Mussolini, assieme a decine di foto di quelle che sembrano gite domenicali a Roma, a Villa Adriana di Tivoli tra gli altri.

Foto: RietiLife ©

 

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