Insulti su Facebook a RietiLife, quell’archiviazione che legittima i leoni da tastiera / LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI RIETI

(di Emiliano Grillotti) Di seguito vi farò leggere l’articolo 595 del codice penale italiano: parliamo di diffamazione, in particolare ciò che ci interessa di più la diffamazione a mezzo stampa.

“Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro.
Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a duemilasessantacinque euro. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa [5758bis] o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico [2699], la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro. Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio [342], le pene sono aumentate”. 

Perché questo passaggio del codice penale? Perchè RietiLife, proprio in virtù di queste parole, nei mesi scorsi si è vista costretta ad esporre denuncia per diffamazione nei confronti di un lettore che aveva insultato pesantemente la testata su facebook, commentando così una notizia: “Rieti-life: merda. Qualcuno con attributi può rispondere. Altrimenti conferma assoluta della mia affermazione… Alcuni mesi fa parlavano di pedofili a Rieti. Cazzo ma date altre notizie informate. No restano vaghi. Mi incazzo come una belva. Infami. Non date più importanza a questi morti di fame di Rietilife, sono dei buffoni. N.B. Aspetto risposta“.

Merda. Infami. Morti di fame. Buffoni. Il gentile lettore così ha apostrofato RietiLife e per questo si è beccato una denuncia. Sia ben chiaro: avremmo voluto vincere questa partita per dare un segnale e devoluto volentieri  in beneficenza il ricavato del risarcimento ma la dottoressa Francesca Ciranna, ovvero il giudice per le indagini preliminari, l’ha pensata in maniera diversa e cioè confermando la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero, il dottor Rocco Gustavo Maruotti, alla quale, tra l’altro, abbiamo fatto legittima opposizione tramite il nostro legale, avvocato Francesco Tavani.

Il motivo di tale richiesta? Semplice, la Ciranna ha disposto “l’archiviazione del procedimento sopra indicato per particolare tenuità del fatto”. Eh già, quelle parole che avete letto qui sopra sono state ritenute “tenui”; mi domando e giro la domanda anche a voi lettori, quali sono le parole offensive meno tenui di queste e per giunta scritte davanti ad una platea di 70mila e più possibili lettori?

Fatto tenue. Leggero. Di poca importanza. Insomma, citando Andrea Monti della Gazzetta per un fatto simile “Trattandosi con ogni evidenza di questioni legate all’intestino tenue, quanta materia ignobile deve prendersi in testa un malcapitato per superare la soglia del penale?”. Sì, insomma, cosa bisogna farsi dire o farsi fare per ritenersi diffamati?

Da quanto scrive Ciranna, in sostanza è reato quel che ha fatto il nostro lettore però, siccome di non particolare gravità e siccome non si tratta di offese abituali (cioè non ha postato molti commenti offensivi su denuncia233molte notizie diverse), non ci sono i presupposti per procedere in giudizio, anche perché il lettore su cui “non vi è alcun dubbio che sia stato offensivo e il suo disappunto (in modo offensivo) usato solo come provocazione per avere un confronto diretto con i responsabili”. “La sua provocazione – prosegue Ciranna – ha avuto effetto positivo, tant’è che Grillotti lo ha contattato in privato”. Percui, prendendo alla lettera la Ciranna, per avere un colloquio diretto con una persona non serve più mandare una mail, un messaggino, una telefonata ma basta insultarlo pesantemente, così, per vedere qual è poi la sua reazione e parlarne de visu. Prendo atto.

Accetto, ovviamente la decisione del Gip che ha nelle sue facoltà l’archiviazione ma, permettetemi, non la motivazione. Che a questo punto “legittima” il turpiloquio e l’offesa – in particolare a mezzo facebook – come se fosse una battutina tra amici. Legittima un fenomeno di cui si discute da tempo e con intensità: i leoni da tastiera e le parole in libertà sui social, al fine di denigrare qualcuno o il suo operato, le moderazioni dei commenti postati sotto alle notizie e altro ancora. E questo, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca, tanto tenue non ci pare.

A questo punto non so cosa è meglio o peggio: non essere diffamati, essere diffamati o essere presi per i fondelli!

Foto: RietiLife ©

 

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