De Filippo e la sua “Filumena Marturano” aprono con un trionfo la stagione di prosa al Flavio / LA RECENSIONE

(di Sabrina Vecchi) La stagione di prosa del Teatro Flavio è sempre stata un fiore all’occhiello della nostra città, e se il buongiorno di vede dal mattino quest’anno non farà eccezione. Si è aperto trionfalmente con “Filumena Marturano“, la commedia di Eduardo De Filippo forse più rappresentata al mondo, il cartellone della stagione teatrale 2016/2017.

Rischiosissimo per “i comuni mortali” cimentarsi con cotanto capolavoro e con gli attori di razza che a partire dalla famiglia De Filippo in poi l’hanno portato in scena, impresa non solo possibile ma anche superata a pieni voti per due superbi conoscitori del teatro eduardiano come Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses. Altisonante il nome che ha curato la regia dell’adattamento, una Liliana Cavani che si cimenta nella direzione di un genere che non le è solito e lo fa con cura e rispetto. La Cavani sceglie di incentrare tutto sulla narrazione della vicenda strizzando l’occhio al cinema neorealista, periodo in cui la commedia fu scritta.

La storia della pasionaria Filumena scorre così tutta d’un fiato grazie a cambi scena al buio ma a sipario aperto , in modo che lo spettatore non perda la concentrazione e il pathos non diminuisca mai. Lo spaccato dipinto da Eduardo è ancora estremamente attuale e gli attori lo hanno portato sul palcoscenico del Flavio con sapienza, consapevolezza e soprattutto seguendo alle lettera gli insegnamenti del drammaturgo, che esigeva un napoletano meno stretto e più comprensibile nelle rappresentazioni per il pubblico non partenopeo.

Mirabile il Don Mimì di Geppy Gleijeses che restituisce sapientemente al pubblico tutte le sfumature del personaggio, incluse quelle ironiche e beffarde. Straordinaria la D’Abbraccio, che si cala in una protagonista pregna di tutte le sue caratterizzanti emozioni, dal rancore alla rabbia, alla forsennata determinazione con qualche pennellata di dolcezza. Degno di nota il monologo della “Madonna delle Rose”, in cui Filumena racconta con le lacrime agli occhi la decisione di non abortire , perché “e figlie so’ figlie”. Scroscianti applausi per tutto il cast sul finale, specialmente per Nunzia Schiano nei panni di un’esilarante Rosalia Solimene, storica donna di servizio di Filumena. Numeroso ed entusiasta il pubblico del Flavio Vespasiano, peccato per l’età media sempre un po’ altina: il teatro di Eduardo, ai più giovani, male non avrebbe fatto.

Foto: VECCHI ©

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1 Commento

  1. Teatro vero, con la T maiuscola! Altro che le commediole in vernacolo. Più che i giovani dovrebbero essere proprio gli “attori” locali ad andare a scuola di recitazione, assistendo a simili capolavori.