Il Museo di Fara pronto ad aprire la sala dedicata al carro di Eretum

Il Museo Civico Archeologico, sito nel cuore del borgo antico di Fara in Sabina, vive un momento di grande trepidazione: sabato 16 marzo, infatti, verrà inaugurata la sala che ospiterà il prezioso corredo della Tomba XI della necropoli di Colle di Forno, meglio conosciuta come la Tomba del Carro, testimone di una delle pagine più travagliate e avventurose della storia dell’archeologia. L’inaugurazione, dunque, rappresenta uno dei periodi più importanti e attesi per il museo, in quanto conserva e tutela un patrimonio unico della Sabina e si conferma ancora una volta un punto di riferimento essenziale per comprendere e conoscere la civiltà dei Sabini. Il Museo Civico Archeologico (Musaf) custodisce infatti i reperti provenienti da due dei centri più importanti della Sabina Tiberina: Cures ed Eretum. Fondato nel 2001 all’interno del suggestivo Palazzo Brancaleoni, in piazza del Duomo, ha visto le sue collezioni crescere nel corso degli anni, grazie agli scavi condotti regolarmente proprio a Cures ed Eretum. Ce ne parla la direttrice Alessandra Petra.

Direttrice, marzo è il mese dei cambiamenti: per il Musaf, quest’anno, marzo incarna perfettamente questo detto in quanto è prevista una grande e notevole novità. Può parlarcene?

Finalmente, dopo un lungo periodo di attesa, il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina è pronto ad accogliere i corredi funerari della Tomba XI di Colle del Forno presso l’antica Eretum, uno dei principali centri appartenenti alla civiltà dei Sabini. L’allestimento di una sala dedicata esclusivamente alla Tomba XI è un ulteriore doveroso riconoscimento dell’importanza del sito e anche la continuazione di un progetto scientifico, dopo l’esposizione dei corredi di altre tombe della necropoli e in particolare della Tomba XXXVI famosa per la presenza del trono. La Tomba XI merita inoltre particolare attenzione per il fatto di essere stata oggetto di un rocambolesco trafugamento negli anni ’70 e dell’esposizione presso la Ny Carlberg Glyptotech di Copenaghen e, dopo lunghe trattative, di un recupero da parte del Comando TPC dei Carabinieri. Un lungo lavoro in sinergia tra il Comune di Fara in Sabina e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti ha permesso il loro definitivo ritorno a casa e l’esposizione presso il Musaf.

– Cosa si aspetta da questo evento tanto atteso quanto importante sia per il Museo sia per il territorio?

L’inaugurazione della nuova sala sarà un evento di portata internazionale, atteso dal mondo scientifico e politico, ma anche dalla popolazione locale, consapevole del fatto che il Museo custodisce un tesoro di inestimabile valore. L’aspettativa maggiore da parte di tutti è che questo nuovo allestimento sia un’ulteriore spinta alla valorizzazione e alla promozione di un territorio che merita di essere conosciuto per la ricchezza di risorse naturali, storiche e artistiche.

– Se potesse descrivere il Musaf in tre parole?

Non è facile riassumere il valore del Musaf in poche parole; se si tratta di dare una definizione direi “Il Museo sabino”, nel senso che è il punto di riferimento per la civiltà dei Sabini; se invece lo si vuole definire con tre aggettivi direi accogliente, istruttivo, sorprendente.

“Certo, molto spesso i musei o i siti archeologici possono anche essere fonte di straordinari introiti. Ma la loro esistenza, contrariamente a ciò che alcuni vorrebbero farci credere, non può essere subordinata al successo degli incassi: la vita di un museo o di uno scavo archeologico, come quella di un archivio o di una biblioteca, è un tesoro che la collettività deve gelosamente preservare a ogni costo”. (Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile, 2013): cosa ne pensa di questa affermazione? Secondo lei, il Musaf rappresenta un tesoro per la popolazione della Sabina?

Il Musaf è in assoluto il gioiello da custodire, promuovere e valorizzare; il museo è custode della storia del territorio, una storia documentata dai materiali ritrovati negli scavi e dalle fonti scritte antiche e moderne. Gli abitanti del luogo sono in molta parte già consapevoli della ricchezza e dell’importanza del museo e questo senso di appartenenza e di identità culturale deve essere trasmesso anche alle nuove generazioni.

– Quali sono gli obiettivi per questo 2024?

Sicuramente l’obiettivo primario per questo anno e per gli anni futuri è di assicurare un flusso costante di visitatori affinché possano conoscere la storia del popolo sabino sentendosi a casa, in un luogo accogliente e inclusivo, capace di infondere cultura e conoscenza in maniera trasversale a tutta la popolazione, attraverso attività ludiche per bambini, conferenze ed incontri per adulti, convegni per specialisti.

Foto: RietiLife ©

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