“Da oggi sono qui in questa chiesa a muovere il primo passo”: Pompili si insedia a Verona | FOTO – VIDEO

(ma.gri.)Domenico Pompili è ufficialmente il vescovo di Verona. Oggi la messa d’inizio del suo ministero, nella città dell’Arena, durante la quale hanno partecipato anche tantissimi fedeli partiti in pullman da Rieti (Leggi) oltre al presidente della Provincia, Mariano Calisse, e il sindaco del Comune di Rieti, Daniele Sinibaldi. Pompili è stato accolto dai fedeli veronesi in quella che da oggi in avanti sarà la “sua” chiesa, tra gli applausi e le strette di mano.

RietiLife vi propone anche il video dell’ingresso di Pompili, accompagnato dai giovani veronesi con i quali ha passeggiato tra le vie della città dalle prime ore del pomeriggio, nella cattedrale di Verona, dove ad aspettarlo, insieme ai fedeli veneti c’erano anche i “suoireatini, quelli che Pompili ha guidato per ben sette anni.

Pubblichiamo di seguito la prima omelia di Pompili alla comunità veronese.

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: ‘Violenza!’ e non salvi?”. Le domande angosciate di Abacuc risuonano alle nostre orecchie per la loro impressionante attualità. Vien da chiedersi: siamo forse davanti al baratro di una guerra nucleare? La fede nasce sempre da una interrogazione lancinante che fa uscire dall’isolamento e mette in movimento. La nostra generazione, a dire il vero, tende a censurare le domande. Mentre suscitare gli interrogativi è vitale per non lasciarsi sopraffare dalla banalità. Non a caso, la chiesa veronese nel Sinodo  del 2002 si è identificata con una domanda, quella posta da Gesù ai suoi contemporanei: “Che cosa cercate?”. A dare risposte sono capaci tutti, ma a porre le vere domande ci vuole un genio. E Gesù un genio lo è. Se è vero che pone centinaia di domande: c’è chi è arrivato a censirne ben 217. La fede nasce dalle domande. E il primo compito della Chiesa è risvegliarle, suscitarle, provocarle.

Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio”. L’Apostolo Paolo non pone una domanda al suo giovane discepolo Timoteo, ma suggerisce un atteggiamento da coltivare. Il dono che è Dio stesso va “ravvivato”, cioè rivitalizzato perché è un’esperienza che cresce insieme con noi. La fede cristiana, infatti, non è mai una “consuetudine” (Tertulliano); non sopporta un’appartenenza generica, ma esige una scelta consapevole. In particolare, per essere trasmessa la fede chiede di soffiare sul fuoco del presente e non sulle ceneri del passato. A tal proposito, la storia della chiesa a Verona è esemplare: quando nell’Ottocento sembrava già incrinarsi il rapporto con il Vangelo proprio qui sono nate una serie di esperienze educative, missionarie e culturali che hanno portato il Vangelo, ben oltre le mura della Città.

Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato ed esso vi obbedirebbe!”. Gesù utilizza l’immagine di un seme che è piccolissimo, ma proprio per questo è destinato a crescere. La fede è così: invisibile, ma irresistibile. Essa è pervasiva, mai spavalda. Sa contaminarsi, senza perdere la propria identità. E’ “in-utile”, come il servo della sconcertante parabola del Maestro, nel senso che non guarda ai risultati, ma attrae per sé stessa. Senza Dio, infatti, manca una visione e si finisce per inseguire il frammento, camminando verso il niente. E’ questo oscuro presentimento di procedere verso il vuoto che dà le vertigini. Soprattutto ai più giovani che detestano un’esistenza piatta e monotona. Da oggi sono qui in questa chiesa di Verona a muovere il primo passo. E che cosa mi prefiggo? Una cosa semplice e alla portata di tutti: “vorrei imparare a credere” (D. Bonhoeffer), per ritrovare il respiro della vita che è Dio. Gesù chiede ai suoi leggerezza e gratuità. E’ questione di discrezione, di stile, di misura dello spirito. Come in alcuni versi di un poeta e mistico medievale, Rumi (1207-1273): “Noi siamo dei flauti, ma il soffio è tuo, Signore. / Noi siamo dei monti, ma l’eco è tua”.

Foto: RietiLife – Chiesa di Rieti ©

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