Il fotografo reatino Roberto Saletti espone sui Navigli a Milano: le sue opere galleggianti per la giornata mondiale di lotta all’Aids

Roberto Saletti, fotografo reatino, figlio del politico Ettore Saletti, ha dato vita ad una mostra a Milano, in occasione della giornata mondiale della lotta all’AIDS. La mostra è sui Navigli e fa parte della campagna PrEPARARI. Un’installazione di 40 ore (quante gli anni dalla comparsa dell’HIV nel mondo) a bordo di un barcone sulle acque dell’Alzaia Naviglio Grande, a Milano: è la mostra fotografica “galleggiante” di Roberto Saletti, “Se ami la libertà, proteggila’, organizzata da Anlaids Lombardia, in collaborazione con Control e Viatris , in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids. Ogni opera, con intrecci di corpi in bianco e nero, rappresenta la libertà di vivere la propria sessualità nella consapevolezza dell’importanza della prevenzione.

Le foto in mostra sono 12: sulla barca due immagini di grande formato sono visibili dalla terra ferma, e in mezzo a loro tutte le foto ruotano senza sosta su un grande ledwall, diventando più luminose ed evidenti al calare della sera. “In questi scatti – racconta il fotografo Roberto Saletti – il bianco dominante è come se servisse a togliere tutto ciò che di condizionante c’è fuori dall’intimità per far emergere il dettaglio di corpi e volti amoreggianti e sfrontati, ma nello stesso tempo consapevoli della necessità di una protezione reciproca o anche solo personale, nel tentativo di vivere una profonda libertà”.

“Nel 2020, – sottolinea Andrea Gori, Presidente di Anlaids Lombardia – la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata causata da rapporti sessuali non protetti da preservativo, che hanno costituito l’88,1% di tutte le segnalazioni”. Lungo il percorso per arrivare alla mostra, Anlaids ha posizionato diversi totem informativi che illustrano i momenti significativi e i traguardi raggiunti dalla medicina nei 40 anni di storia dell’Aids, dall’arrivo del virus nel 1981 all’iconico bacio del professor Fernando Aiuti a Rosaria Iardino, dalla scoperta dei primi farmaci antiretrovirali agli ottimi risultati delle cure.

Foto: RietiLife ©

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