“Polizia Penitenziaria esclusa dalle vaccinazioni alle forze dell’ordine. Rimediare subito”

(r.l.) “Ma non siamo anche noi forze dell’ordine?”: il messaggio è di fatto quello che inviano gli agenti di Polizia Penitenziaria alle istituzioni. Il tema è i vaccini: da due giorni, infatti, Asl Rieti sta inoculando le dosi alle donne e agli uomini di “Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia e Vigili del Fuoco”, citando testualmente la nota dell’azienda.

Nella lista diramata da Asl, però, non figurano le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, e questo ha sollevato lo scontento dei sindacati. Come la FP CGIL Rieti Roma EVA: “Sono iniziate le  vaccinazioni  del personale appartenente alle forze dell’ordine con esclusione della Polizia Penitenziaria – si legge nella lettera che Ciro Di Domenico della Cgil ha inviato ad Asl, al Provveditore Regionale del Lazio, Abruzzo e Molise e alla direzione del carcere di Vazia – non comprendiamo la motivazione di codesta scelta discriminante, in quanto a nostro parere, non conforme alle direttive del Ministero della Salute, che non lasciano spazio a interpretazione. Infatti, il Ministero della Salute, in collaborazione con la struttura del Commissario straordinario per l’emergenza COVID, ISS e AGENAS, hanno elaborato un documento di aggiornamento al DM del 02/01/2021, documento denominato ‘Le priorità per l’attuazione della seconda fase del piano nazionale vaccini Covid- 19’. Tale documento – aggiunge Di Domenico – indica la somministrazione del vaccino alle forze di polizia senza indicazioni di esclusioni, inoltre indica come comunità a rischio le realtà penitenziarie. Alla luce di quanto evidenziato e in rispetto delle direttive emanate dal Ministero della Salute, si chiede di rivedere celermente la mancata somministrazione del vaccino alla Polizia Penitenziaria”.

Che nei piani ci sia la vaccinazione della Penitenziaria con la partenza delle vaccinazioni nelle carceri (come annunciato dall’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato)? Gli agenti attendono una risposta, anche perché si parla di tutela della popolazione carceraria, oltre che di operatori impegnati in comunità definite dalle stesse istituzioni “a rischio” o fragili.

Torna, poi, in voga, la questione di un settore in ospedale riservato al carcere, con una stanza per gli agenti e una per eventuali detenuti che devono essere visitati o curati. Una struttura che fino a qualche tempo fa c’era, ma che non è stata rinnovata. Anche qui i sindacati si battono per farla tornare, anche alla luce delle necessità sorte recentemente con la pandemia.

Foto: web ©

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