Studenti delle superiori si mobilitano: “Non vogliamo tornare in presenza, è un pericolo”

Mobilitazione degli studenti delle superiori, anche a Rieti. Molti domani devono tornare in classe in presenza. Ma la situazione li preoccupa e sui social è tam tam per dire no alla didattica in presenza.

“Dopo mesi passati a casa, il Governo non è stato in grado di trovare una soluzione vera al problema legato alle scuole, e ha adesso deciso di rispedirci in classe con i casi in continuo aumento, con la nostra Provincia che si classifica tra le più colpite nell’ultimo periodo – dicono da diverse scuole – Il Lazio è tornato nuovamente in zona arancione, ma nonostante i bar e i ristoranti debbano restare chiusi, per qualcuno è il momento giusto per riaprire le scuole. Una situazione vergognosa che mette a nudo l’incoerenza ma soprattutto l’incapacità di una classe dirigente che, come risposta al problema dei trasporti, pensa di poter mandare a scuola gli studenti dalle 10:00 alle 15:00, portando via intere giornate a tutti gli studenti, primi su tutti i pendolari, che si vedrebbero costretti a vagare per la città, passando ore a congelarsi in attesa di un mezzo che li riporti a casa. Queste non sono soluzioni, ma solo insulti al futuro del Paese e della Città Come ci hanno chiesto per mesi di fare, il 18 gennaio IO RESTO A CASA, perché il diritto allo studio e quello alla salute non sono solo alternative”.

 

Diverse le motivazioni della protesta: “Perché lo sciopero? La curva dei contagi si sta alzando, nel Lazio ci sono 187 000 casi (numeri del 15-01-2021. Riaprire le scuole in corrispondenza dell’innalzamento del numero dei casi è una follia, anche se i giovani non sono una categoria a rischio la paura comune è di poter contagiare un parente, il quale sarebbe più in pericolo rispetto al ragazzo. Parlando della nostra città, il rischio di sovraffollamento dei centri di cura non è un’ ipotesi lontana dalla realtà. Chiediamo di poter essere tutelati per permetterci di non infettare e condannare a morte i nostri cari. Gli orari proposti sono inumani, le modalità anche. La normalità non è la scuola in presenza. I servizi educativi sono stati sospesi a marzo per essere ripresi a settembre fino al 25 ottobre 2020. Su 7 mesi di didattica solamente uno di questi era in presenza. Vogliamo che si capisca che questa non è normalità, che la socialità di cui abbiamo bisogno non la ritroveremo sicuramente in una scuola gestita così. Molti studenti non hanno la possibilità di rientrare a scuola e saranno costretti all’utilizzo della didattica digitale integrata, che come abbiamo appurato nel mese in cui siamo stati in presenza è un metodo fallimentare che fa nascere profonde disparità tra i ragazzi e lr ragazze. L’Esame di Stato sarà lo stesso per tutta l’ Italia, sia che l’istruzione sia stata completa sia che sia stata assente. Con ciò noi non chiediamo un abbandono totale della didattica in presenza, chiediamo che l’utilizzo di quest’ultima venga posticipato a quando il numero di casi non sia in aumento, quando sarà possibile tornare a degli orari normali con una minore paura del contagio. Riaprire la scuola a tutti i costi è una manovra che potrebbe contribuire a raggiungere il tetto della fase 3. – I trasporti sono sì stati aumentati ma non sono comunque sufficienti, i ragazzi che avrebbero non poche difficoltà nell’entrare alle 10 sono molteplici, sarebbero costretti ad aspettare in giro per la città l’effettivo orario d’entrata, senza possibilità di riparo nel caso di pioggia e con alto rischio di assembramenti nei pochi posti che possono fornire riparo agli studenti. Stessa cosa che si verificherebbe all’uscita, sarebbero costretti ad aspettare l’autobus per il ritorno ai rispettivi paesi perdendo così molte ore e sarebbero molto svantaggiati nello studio, ricordiamo sempre che noi non viviamo per studiare ma studiamo per vivere”.

 

Foto: RietiLife ©

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