Tra territorio, ricostruzione e speranza andiamo ad Accumoli con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina Grillotti) “Ricostruire non è solo tirare su una casa distrutta, la grande sfida è ricostruire il territorio, la comunità, l’ambiente”. Con queste parole ci ha accolto il sindaco di Accumoli, Franca D’Angeli, spiegandoci cosa significa, oggi, vivere in un territorio in attesa della ricostruzione che ha tanta voglia di ripartire e di farsi conoscere ancora.

DOVE SI TROVA? – Il territorio del Comune di Accumoli copre una superficie montana di 86,89 km quadrati e si trova al punto più estremo della Regione Lazio al confine con Umbria, Marche e Abruzzo. Il territorio comunale montano va da 650 a 1800 metri sul livello del mare ed è composto dal capoluogo e 17 frazioni e conta 571 abitanti.

QUANDO NASCE? – La zona di Accumoli, non lontana dalla sede che Strabone assegna agli aborigeni, rivela tracce di abitati risalenti al III-II secolo a.C., quando fu aperta la Salaria che ne attraversava il territorio in direzione Piceno, come testimoniano i toponimi Cose (poi sostituito da S. Pancrazio), o Predii Cosani, dove sarebbe stato educato l’imperatore Vespasiano, e Vicus Badies, villaggio nei pressi dell’attuale Fonte del Campo, da dove l’antica consolare proseguiva per  Grisciano. Lungo questo percorso sarebbero affiorati resti di epoca romana nei pressi di Arcezzano, di S. Maria delle Camere, Campo Madamo o Madama, Spinacceto d’Illica e Camperone. Nel 575 il territorio dell’attuale Comune di Accumoli faceva parte del ducato di Spoleto. L’Abbazia di Farfa, eretta dai duchi di Spoleto, aveva fra i suoi possedimenti le Terre Summatine, le quali comprendevano i territori dell’Accumolese, dell’Amatriciano di Capodacqua e di Arquata del Tronto. Nella città di Sommata di cui si parla prima del mille, e che si presuppone sorgesse nei pressi dell’attuale villa dei SS. Lorenzo e Flaviano, si accentrò una signoria longobarda indipendente dal ducato di Spoleto. Summata inizia a decadere e nel 1200 a causa della perduta autorità dei piccoli e grandi feudatari, le popolazioni nei dintorni, in particolare le famiglie delle Rocche che acquisivano via via sempre maggiore importanza, decisero di riunirsi in libere Università (Comuni) e costituirono il cosiddetto “Quarto di San Lorenzo”, società che garantiva alle stesse diritti e rendite, a spese della restante popolazione. L’unione fondò intorno al 1211 Accumoli, Università cui parteciparono tutti paesi vicini, da Grisciano a Roccasalli, oltre a Sommata. La storia dell’Università appena costituita non fu facile, infatti, Accumoli subisce la tirannide di tale Marco Benincasa. Per libera scelta poco dopo la metà del 1200, Accumoli si diede alla casa D’Angiò, conservando tutti i privilegi comunali. L’Università partecipò attivamente ai Vespri Siciliani (1282) durante i quali perse diversi territori che passarono in feudo alla famiglia Orsini, originari di Norcia e signori di Amatrice. Nel 1447, Accumoli, sotto il regno di Alfonso di Aragona ebbe dal re Ferdinando, per la sua lunga fedeltà, vari privilegi, ed in occasione della visita, nel 1469, del principe ereditario, Alfonso duca di Calabria, il rinnova dell’esenzione dalle imposte. Con la morte di Ferdinando il Cattolico (1521) le terre di Accumoli entrarono nel periodo burrascoso di Carlo V. Mentre tutto l’Abruzzo si dava ai francesi, l’Università preferì respingere i commissari venuti ad esigere le tasse, poco dopo però, per opera degli Orsini e di altri signori, Orazio Baglioni fu incaricato di conquistare le terre. Venne dall’Umbria e salito l’Appennino gli riuscì di prendere e bruciare Roccasalli, poi spintosi verso Accumoli, trovò forte resistenza e tornò indietro. La immutata fedeltà diede luogo ad un secondo tentativo di assedio ad opera dei baroni di Amatrice, aiutati dalle milizie spoletine, aquilane e di qualche signore d’Abruzzo. Nell’estate del 1527 si fecero intorno ad Accumoli poco meno di 5000 soldati che tentarono dapprima un attacco e poi posero un duro assedio distribuendosi lungo la valle del Tronto (vicino Grisciano), sul piano di San Pietro, vicino a Marano. L’assedio si prolungò per otto mesi durante i quali Capodacqua, Poggio Casoli, furono distrutte dai francesi e Marano dagli Accumolesi affinché non servisse da ricovero al nemico. Il prolungarsi dell’assedio portò la popolazione agli estremi della fame, finché il viceré di Napoli inviò in soccorso 2.000 fanti e 100 lance. Terminate le lotte l’Università ebbe il titolo di “Fedelissima” e dieci anni di esenzione dai dazi. Nel 1643, Accumoli con tutti i suoi paesi, fu ceduto ai Medici, ma successivamente tornò al regno di Napoli e ad esso restò legato fino al 1860 quando il più insigne patriota originario del luogo, Salvatore Tommasi, consegnò a Vittorio Emanuele, fermo ad Ancona, le richieste di adesione alla corona d’Italia delle municipalità della regione Abruzzo consentendogli così di passare il Tronto e proseguire verso Napoli, Accumoli entrò così nel Regno d’Italia. Il 24 agosto 2016, alle 3:36, Accumoli viene colpita da un terremoto di magnitudo 6,0, con epicentro proprio nel comune stesso che ha causato 11 vittime (4 nel capoluogo e 7 nelle frazioni) e gravissimi danni al centro storico.

TANTA VOGLIA DI RICOSTRUIRE…DA DOVE PARTIRE? – A causa del terremoto del Centro Italia del 2016 le meraviglie architettoniche di cui Accumoli era colma sono state spazzate via, ma le bellezze naturalistiche che da sempre sono il biglietto da visita del comune restano un vanto degli abitanti: Accumoli vanta un territorio tra i più rappresentativi e significativi dell’intero Appennino dove la Comunità Europea ha individuato ben quattro siti di importanza Strategica per la conservazione delle biodiversità. Importanza rilevante a livello naturalistico è caratterizzata dall’Oasi WWF Lago Secco, SIC località Pantani, con percorsi naturalistici estivi, tra cui il Sentiero Italia, tratto di Fiume Tronto riservato alla pesca no kill e laghetti di pesca sportiva. L’Oasi è entrata a far parte del sistema oasi del W.W.F. Italia nel 1989, quando, grazie all’acquisto da parte dell’associazione, fu possibile sventare iniziative distruttive dell’ambiente naturale. La lontananza dai centri abitati e le condizioni climatiche ed ambientali particolari hanno fatto sì che questa zona selvaggia accogliesse ancora specie animali e vegetali presenti solo in fasce climatiche più fredde. Con il sindaco di Accumoli, Franca D’Angeli, abbiamo voluto parlare di cosa significa ricostruzione in un territorio montano che ha tanto da offrire: “Per poter capire cosa fare del futuro dobbiamo partire da cosa eravamo prima del terremoto – ha spiegato il sindaco -. Eravamo un piccolo paese di montagna in piena crisi demografica che ha risentito tanto dello spopolamento. Ricostruire non è solo tirare su una casa distrutta, la grande sfida è ricostruire il territorio, la comunità, l’ambiente”. E si è soffermata sul desiderio di ogni cittadino: “Il cittadino vorrebbe l’atto pratico, vedere arrivare la gru, gli operai, vorrebbe vedere la sua casa tornare in piedi, ed è giusto. È terribile vedere i visi sconvolti delle persone in attesa che qualcosa succeda, vedere gli sguardi persi nel vuoto, parlare con gli anziani che hanno costruito e lavorato per una vita e capiscono di aver perso tutto, non è una bella sensazione”. Ma è un messaggio di speranza quello che il sindaco ha voluto trasmettere: “Dobbiamo guardare al futuro, gestire bene la ricostruzione, riformare la comunità per far tornare le famiglie a scegliere di vivere qui. Certamente dobbiamo ricostruire la nostra identità, la nostra storia, ma dobbiamo anche ricostruire l’economia, pensare alle nuove tecnologie. Avevamo torri storiche e palazzi, non le abbiamo più, ma ricostruire significa anche poter ricostruire con metodi nuovi e la ricostruzione dovrà essere una ricostruzione attenzionata e in cui ritroveremo l’identità del territorio. Ci dobbiamo riprendere. Il nostro territorio può offrire tanto, soprattutto a livello di turismo, abbiamo scenari meravigliosi, ambienti incontaminati e tanti lo hanno capito, il turista torna in queste terre: siamo uno dei punti del Cammino delle Terre Mutate e in tanti ci hanno fatto visita. Quello che spero è che un domani torneremo a dare al turista dei servizi, un’accoglienza, delle strutture ricettive. Io mi auguro che questo territorio possa rinascere perché abbiamo già tanto, è un territorio che non aspetta altro che essere valorizzato”. Su cosa puntare? Sui giovani, e ci spiega il perché: “Tante idee quelle dei giovani, tante idee che stanno mettendo in pratica, c’è chi ha deciso di iniziare a piantare lo zafferano, hanno studiato per trovare il luogo migliore, il clima più adatto e ci stanno riuscendo, ovviamente in piccole quantità; c’è chi ha deciso di piantare gli antichi grani e chi di produrre birra; tante, tantissime le iniziative giovanili, qualcuno ha pensato di iniziare a piantare un vitigno di pecorino di cui tantissimo tempo fa Accumoli era piena. I giovani hanno voglia di rinascere e lo fanno guardando al passato e prendendo spunti per il futuro: questo è il nostro fiore all’occhiello. I giovani hanno riiniziato a riunirsi, tutti insieme siamo andati a Roma, alla manifestazione dei piccoli comuni, abbiamo portato i nostri prodotti ed è stata una festa”.

E A PROPOSITO DI FESTE ED EVENTI? – “Torneremo a divertirci. Dopo il terremoto, e prima della pandemia, abbiamo organizzato eventi in tono minore e sono sempre stati un successo di turisti che venivano da fuori, che volevano conoscerci, che ci hanno dato solidarietà, un grande successo ad esempio è stato ‘Accumoli in marcia’, con percorsi a piedi anche all’interno della zona rossa. Il problema di quelle feste è che la nostra gente, la nostra popolazione, non aveva voglia di divertirsi, la ferita era, ed è, ancora aperta. Ma torneremo a farlo, più di prima, meglio di prima. Riprenderemo i nostri eventi, la nostra cultura, la nostra comunità”.

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