Fara Sabina, caos Tari: bollette spedite al “fotofinish” e costi su del 20%

(di Paolo Giomi) Lettere che arrivano a pochissimi giorni dalla prima scadenza di pagamento, e che contengono una tassa, quella sui rifiuti, ormai in costante aumento nonostante il passaggio alla raccolta differenziata, con la conseguente – almeno in teoria – diminuzione dei costi per il conferimento della spazzatura in discarica. E quindi dell’intero servizio di igiene urbana. Un servizio che il Comune di Fara Sabina ha esternalizzato all’interno del maxi-appalto global service affidato alla Avr.

Nuova scadenza e nuova bufera sulla Tari 2017 nel secondo Comune della provincia, dove in queste ore sono in arrivo le lettere dell’Ufficio tributi con le due rate per il pagamento dell’imposta sui rifiuti solidi urbani. La prima rata, udite udite, va in scadenza lunedì 31 luglio, ovvero poco più di 72 ore dopo la ricezione della lettera. Non solo. Sono tantissimi i cittadini di Fara Sabina che hanno constatato un non esiguo aumento nell’imposta, un incremento della spesa che si aggira di poco al di sotto del 20%, con le dovute distinzioni tra le varie utenze (domestiche e non). Quanto mai scontato l’accostamento all’avvio del servizio di raccolta differenziata porta a porta, che l’amministrazione Basilicata da tempo mostra come successo della propria gestione pubblica, ma che non ha permesso quel tanto decantato abbattimento dei costi di spesa pro-capite per i rifiuti. La domanda che va per la maggiore è la seguente: come è possibile che aumentando la percentuale di rifiuto differenziato, e quindi diminuendo il conferito in discarica – la voce di spesa più “pesante” nel servizio di igiene urbana di ogni Comune – la tariffa sui rifiuti non diminuisce, ma anzi aumenta? Argomento scottante – non solo per la temperatura – ma anche complesso. E che non sempre fa corrispondere le due cose.

Per comprendere il calcolo della Tari ormai, si sa, non basterebbe un pool di esperti in diritto tributario internazionale. Al netto del “burocratese”, però, è risaputo che l’imposta non è più direttamente proporzionale a quanti rifiuti di producono – e quindi si smaltiscono – nel territorio comunale. Anzi. Nel cavilloso calcolo della tassa comunale subentrano diversi “fattori esterni”, che alla fine comportano un tributo che, nonostante i provvedimenti varati da ogni singolo Comune, aumenta più o meno indiscriminatamente in tutta Italia.

Ma perché accade questo? Una buona parte è dovuta alle normative nazionali, che avendo imposto – ultimo documento di economia e finanza – il blocco di tutte le altre tassazioni locali, obbligano gli enti locali a coprire la totalità delle spese di gestione del ciclo dei rifiuti con la tassa comunale. Conseguenza? Che le spese, e quindi le tariffe, ricadono di conseguenza tutte sui cittadini. A questo si aggiunge il continuo cambiamento dei parametri della normativa, che impone una “quota fissa” basata non più sulla reale produzione di spazzatura di ogni casa, ma su una stima ipotetica di quanto quella casa produrrà in materia di rifiuti, stima basata sul valore catastale dello stesso immobile. A questo si somma la “componente variabile”, data dall’effettivo carico del costo di gestione dell’igiene urbana, più le componenti numeriche dei nuclei familiari.

Veniamo ai numeri di Fara Sabina: rispetto al milione e 415mila euro del 2016, suddiviso in 340mila euro di costi fissi e 1 milione 75mila euro di parte variabile, la Tari relativa al 2017 costerà ai cittadini di Fara 1 milione 649mila euro, quasi 250mila euro in più rispetto all’anno precedente. Ovvero poco meno del 20% di aumento, in un solo anno. Di questo importo 297mila costituiscono la quota fissa, che quindi diminuisce rispetto al 2016, mentre 1 milione 351mila euro costituiscono i costi variabili, dove l’aumento proporzionale è di quasi 300mila euro. Numeri certificati e protocollati dagli uffici comunali, che oltre a registrare un consistente aumento per le tasche dei cittadini di Fara, saranno dovuti all’Ente in sole 2 rate rispetto alle 3 dell’anno precedente. Una scelta, quest’ultima, tutta decisa dal Comune, più per necessità che per scelta, visto il ritardo con cui è stato approvato il bilancio 2017 a causa del maxi-debito di bilancio che sta letteralmente stravolgendo le finanze del secondo Comune della provincia. E quindi anche le spese dei suoi cittadini. E che, forza maggiore, viene accostato anche al pagamento della Tari. Che invece, lo scorso anno, è stata dilazionata in 3 tranche soltanto perché si è iniziata a pagare a maggio. Ma anche lo scorso anno il Comune è arrivato “in corsa” a recapitare le bollette della tassa sui rifiuti. Una storia che si ripete, ma che non per questo smette di peggiorare. Il perché bisognerebbe chiederlo all’amministrazione comunale, che però ha deciso di non rispondere più a niente e nessuno.

Foto (archivio): RietiLife©

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