La promessa di Carlo per Amatrice: “Aiuteremo i vostri allevatori” / FOTOGALLERY

(di Sabrina Vecchi) A soli pochi giorni dall’avvio della Brexit l’erede al trono britannico Carlo d’Inghilterra e la consorte Camilla sono in visita ufficiale in Italia, con una mattinata intera dedicata ad Amatrice, devastata dal terremoto dello scorso 24 agosto. Al di là della patina di curiosità e folklore che da sempre aleggia intorno ai rappresentanti monarchici, la visita del principe di Galles in Italia e la scelta di visitare personalmente le zone terremotate sottolinea l’interesse della Gran Bretagna “post-Ue” di rafforzare e consolidare i rapporti con l’Italia.

Durante la visita ad Amatrice il principe Carlo, pur ingessato nel suo consueto aplomb d’oltremanica, ha a tratti smentito la sua fama di uomo gelido e poco avvezzo a slanci emotivi ed ha salutato con affetto la popolazione del posto e le sue usanze. Al Memoriale delle vittime del 24 agosto Carlo ha deposto un mazzo di fiori e si è fermato in un momento di raccoglimento dedicato ai 249 caduti, tra cui figurano anche tre cittadini britannici che si trovavano in vacanza nella frazione di Sommati. A dimostrare la vicinanza della famiglia reale alle popolazioni colpite dal terremoto era stata fin da subito la Regina Elisabetta II, tramite una sua cospicua donazione personale alla Croce Rossa.

A quanto riferiscono il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ed il vescovo di Rieti Domenico Pompili, che hanno seguito il reale durante la visita, il principe ha manifestato la ferma intenzione di fornire aiuti concreti a favore degli allevatori del territorio: un progetto che sembra essere già avviato e che andrà definito durante i prossimi contatti che ci saranno tramite l’ambasciata britannica in Italia. “Si è dimostrato uomo di spiccata sensibilità”, ha detto il vescovo Pompili, “era informato su tante cose e questa visita a mio avviso esula dalla pura formalità, il principe vuole contribuire alla ricostruzione di questo territorio con particolare interesse verso la situazione degli allevatori locali”. E se sarà così, “God save the Queen” ci sta tutto.

Foto: Emiliano GRILLOTTI ©

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