Fara Sabina, il Pd si dissolve e con lui il centrosinistra / Appena 65 tesserati nella campagna 2017

(di Paolo Giomi) La campagna di tesseramento 2017 del Partito Democratico nel secondo comune della provincia segna la fine del centrosinistra sul territorio. E’ un dato impietoso quello che emerge dalle adesioni raccolte da quello che una volta era il primo partito del Comune, capace anche sotto l’amministrazione Basilicata di risultare il più votato di tutti. Quasi sempre. Oggi, invece, sono appena 65 gli iscritti al Pd di Fara Sabina, quel Pd che prima come Pci poi come Pds, Ulivo e Unione ha amministrato per quasi mezzo secolo senza soluzione di continuità.

E che oggi è costretto a fare i conti con una vera e propria “diaspora” di militanti. Alcuni dei quali anche di un certo peso specifico. E’ il caso dell’ex consigliere regionale Mario Perilli, dell’ex sindaco Vincenzo Mazzeo (nella foto del 2011), dell’ex consigliere comunale e capogruppo Maurizio Moretti. Ma anche di Monica De Cesaris, attuale segretario reggente del circolo di Passo Corese, uno dei tre circoli di Fara, quello storico, quello più numeroso, dove al termine dei tempi per depositare le adesioni si contavano appena 15 schede.

Non sarà più lei, dunque, a guidare la sezione coresina del Pd, quella sezione che negli ultimi mesi ha fatto da cartina tornasole delle divisioni, delle spaccature, e delle liti interne a un partito che ha perso la bussola, oltre al contatto con il territorio e con la sua gente. Più di un’opinione comune, quest’ultima, tanto che la sonora sveglia rimediata alla urne nel giugno del 2016 aveva acceso gli ultimi campanelli d’allarme, in un partito che però, ancora una volta, si è chiuso nelle sue stanze anziché analizzare gli errori e ripartire. Con i risultati che, ormai, sono sotto gli occhi di tutti.

Probabilmente l’ex consigliere regionale Perilli avrebbe lasciato comunque, per seguire la scissione nazionale. Lui che, non è un mistero, è da sempre vicino alla corrente di D’Alema e Bersani. Dietro di lui, però, le tante defezioni – non solo di ex esponenti politici ma anche di sindacalisti, militanti storici e “compagni” della prima ora – sono da attribuire al quadro locale. Un quadro scosso già nei giorni scorsi, con le dimissioni dell’ex candidato sindaco Carmelo Tulumello e la fine della coalizione Fara Bene Comune, con l’uscita di Sinistra Italiana e dei Comunisti Italiani.

Ai 65 tesserati del Partito democratico di Fara – tra i quali resta il consigliere comunale Gabriele Picchi, che dice di aver rinnovato la tessera “con tanti dubbi” – non resta che il congresso per raccogliere i pezzi. Il segretario comunale Marino Marinangeli ha già fatto sapere, pur non dichiarandolo direttamente, che non si ricandiderà, e che il congresso sarà “un congresso a tesi, dove non ci saranno auto-candidature, ma verrà definito in modo collegiale il nuovo gruppo dirigente, tra cui poi verrà scelto il segretario”.

E chissà che il rinnovo dei vertici democratici a Fara Sabina non torni a suscitare l’interesse di quei quadri politici regionali e provinciali – tutti “domiciliati” in provincia, dal momento che il segretario regionale Fabio Melilli è un sabino doc – che da tempo si sono completamente disinteressati a quella che una volta era la “rossa” Fara Sabina. O ai quali, forse, non dispiace l’attuale guida politica del centrodestra e di Davide Basilicata. Non ci sarebbe da stupirsi, in tempi come questi. Tempi in cui nel secondo Comune della provincia sono però in atto processi destinati a cambiare per sempre, forse, il volto dell’intero territorio reatino. Sarà sfuggito anche questo ai grandi quadri democratici? Foto (archivio) RietiLife ©

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