Da Accumoli una lettera al Premier: “Qui non si vive più, aiutateci”

Riceviamo e pubblichiamo la mail che un accumolese ha inviato al Premier Gentiloni. 

Mi chiamo Luigi Rendina. La situazione del terremoto del centro Italia si muove con molta lentezza. Di preciso le parlo del Comune di Accumoli: io sono di Grisciano, al momento si lavora con pochi mezzi e con molta lentezza. Questi posti non possono aspettare i tempi della lunga burocrazia, perché sono fragili e vivono soprattutto di sole persone.

Ricostruire velocemente se vogliamo si può, in questa tragedia ho perso tanto non parlo di beni materiali ma di amici, conoscenti. Ci dia la speranza di poter continuare a vivere e di ritrovare un po’ di serenità. La vita passa velocemente, diamo modo a chi ha già corso di poter morire in serenità e ai giovani diamo un segnale in cui lo Stato c’e’, che non è fatto solo di politici ma di uomini che hanno un cuore.

Le scrivo questo perché abbiamo bisogno del suo celere intervento. Mentre scrivo, mi accorgo di parlare al singolare e al plurale perché la mia non è una sola voce, tanti cuori battono, tanti si sono fermati altri si stanno fermando. Le chiedo anticipatamente scusa se mi sono permesso di scriverle questa mail, ma non si vive più!

Il terremoto è come un enorme lutto dove oltre le persone si cercano odori, piccoli ricordi, piccole cose per cercare di reagire, purtroppo il tempo le porta via molto velocemente e non ci resta che guardare. Si piange e si cerca aiuto Non fateci addormentare solo con il dolore. Se vogliamo uniti si può. Mio figlio, che si è salvato quella maledetta sera, mi dice sempre: “Papà quando torniamo? Non ho fatto in tempo nemmeno a prendere un gioco”. Io gli rispondo “Presto papà” e lui “Ma ci aiuta qualcuno?” ed io “Certo papà, non avere dubbi torneremo. Papà farà di tutto”.

Dorme con la luce accesa, nonostante questo vuole tornare. Mi aiuti, ci aiuti.

Grazie per l’attenzione, spero che questa mail arrivi a destinazione: perché anche questa è una speranza. Penso sempre al film “Basta guardare il cielo” dove il più debole veniva aiutato da quello più forte. Purtroppo non finisce bene, ma noi potremmo dare una fine diversa alla nostra storia. Per qualsiasi cosa resto a disposizione, mi farebbe piacere ricevere un suo riscontro. Distinti Saluti Luigi Rendina.

Foto (archivio) RietiLife ©

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