Lavorava al Leon il reatino che si è tolto la vita a Spoleto / Dura presa di posizione dei sindacati

Era un dipendente del Leon, supermercato al Nucleo Industriale, l’uomo che sabato si è tolto la vita a Spoleto, gettandosi dal Ponte delle Torri in mattinata. Familiari, amici e conoscenti di Luca D’Ammando gli hanno dato l’ultimo saluto oggi a Terni: D’Ammando, nato a Roma e residente a Terni ma cresciuto a Rieti dove ha frequentato Ragioneria, lascia la moglie e una figlia.

Sembra che il 42enne non abbia lasciato alcun biglietto per giustificare il gesto. Ma il collegamento inquietante è quello che si può fare se si pensa che in questi giorni a 17 dipendenti del supermercato Leon, tra cui D’Ammando, è stata recapitata la lettera di licenziamento. I problemi sul lavoro, ma è solo una triste ipotesi, potrebbero averlo spinto al triste gesto.

Della vicenda e dei licenziamenti parlano anche i sindacati, per bocca dei segretari Walter Filippi (Cgil), Paolo Bianchetti (Cisl) e Alberto Paolucci (Uil): “Cgil Cisl E Uil non possono far passare inosservata questa nuova problematica: i 17 lavoratori in corso di licenziamento, avvisati di essere messi alla porta senza un minimo di confronto sindacale, meritano certamente un sostegno da parte nostra, per ricercare una prospettiva diversa e che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali. Chiederemo al Vice-Prefetto reggente, e indirettamente al nuovo recentemente nominato, un incontro che sposti la vertenza su un tavolo istituzionale, sia rispetto all’affare-Leon, affinché non passi nel silenzio di tutti, sia al fine di fare il punto con il Vice-Prefetto reggente sull’emergenza occupazionale del nostro territorio e le attuali molteplici vertenze”

“Quanto, poi, al tragico evento che ha visto colpito un lavoratore – dicono i sindacati riguardo alla morte di D’Ammando – esprimiamo la corale solidarietà alla famiglia. Su questo versante, abbiamo appreso dai social che sarebbe addirittura stato impedito un momento di fermo del lavoro da parte dei dipendenti in servizio, per ricordare la tragica morte del lavoratore.  Se fosse vero rappresenterebbe un atto di ulteriore disumanizzazione, aggiuntivo rispetto allo stesso gesto di inviare le lettere di licenziamento senza trattativa sindacale: non tollereremo che si perdano ulteriori posti di lavoro, calpestando anche la dignità di ogni singolo lavoratore”.

Foto (archivio) RietiLife ©

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