Camera di Commercio, Pd: “Cicchetti e la sua combriccola la buttano in caciara”

“Come sempre la destra reatina è brava a buttarla in caciara ma sulla Camera di Commercio di Rieti dovrebbe avere la decenza di dire la verità spiegando che il commissariamento non è legato in alcun modo all’accorpamento con Viterbo”: lo scrive il Partito Democratico della Città e della Provincia di Rieti in risposta a quanto pubblicato dal sindaco Cicchetti (leggi).

“Il commissariamento arriva infatti perché da due anni gli organi dell’Ente Camerale, il presidente e il consiglio, sono scaduti e oltretutto i bilanci, come sottolineato dai revisori dei conti, sono tutt’altro che brillanti, tanto che per fare cassa si è proceduto alla messa all’asta di sedie, tavoli e poltrone di pregio. Non ci sono altri motivi. Agli amici della destra reatina, che troppo spesso sono di memoria corta quando fa loro comodo, ricordiamo che il presidente Vincenzo Regnini, che oggi occupa ancora quella postazione nonostante il suo mandato sia scaduto da più di 700 giorni, era tutt’altro che contrario all’accorpamento: «Posso soltanto affermare che le nostre imprese non perderanno i servizi. Alcuni, tra le altre cose, li facciamo già in tandem con Viterbo». Basterebbero queste parole di Regnini, proferite nel dicembre del 2016 a smascherare l’inutile sceneggiata del consiglio comunale sulla Camera di Commercio di Rieti. «Rieti con Viterbo unica scelta possibile che potrà dare, se il lavoro sistemico del territorio risulterà efficace, garanzie per l’ente reatino e per il personale. E’ tutto qui il succo della conferenza stampa di ieri del presidente Vincenzo Regnini» si legge ancora nelle cronache di quei giorni, parole che dimostrano inequivocabilmente come un’altra triste pagina di propaganda e di mistificazione della Giunta Cicchetti si aggiunge ai due anni mezzo di governo del centrodestra che sta soffocando e isolando la città di Rieti”.

“Come ormai abitudine Cicchetti e la sua combriccola cercano di creare confusione e scaricare le responsabilità su qualcun altro ma se avessero un po’ di onestà intellettuale, invece di fare un consiglio comunale che se anche avesse approvato un documento all’unanimità non avrebbe avuto effetto su un commissariamento dovuto per legge, avrebbero dovuto chiedere alla Camera di Commercio perché non si è provveduto per tempo ad adempiere a ciò che la legge prescrive come più volte sollecitato dalla Regione Lazio e dal Ministero con lettere che sono agli atti – dice il Pd – Con un po’ di malizia ci viene da pensare che tutto ciò è accaduto perché Regnini non poteva fare il terzo mandato da presidente e, con equilibri diversi da quelli che portarono alla sua riconferma nel lontano 2012, forse si rischiava di far saltare qualche poltrona nei vari consigli di amministrazione che la Camera di Commercio di Rieti negli anni ha garantito. Del resto il presidente della Camera di Commercio Regnini, oggi per la cronaca anche presidente dell’Asm e  vicepresidente facente funzione del Consorzio universitario, ci spiegò che, oltre che sui servizi, anche sul personale non ci sarebbero state ricadute, «saranno tutelati tutti, i 15 della Camera e i 6 che lavorano nell’azienda speciale», disse”.

“In questo quadro poco edificante desta invece curiosità l’alzata di scudi delle due associazioni di categoria che fino a quando si parlava solo di accorpamento sono state in silenzio, quando invece si è dovuto procedere al commissariamento si sono improvvisamente risvegliate. Una curiosità che nasce dal fatto che una, la Confcommercio già da anni ha accorpato Rieti e Viterbo, ma evidentemente ciò che va bene per lei non funziona per gli altri, mentre per la seconda, la Confartigianato, forse la spiegazione va trovata negli incarichi conferiti dal centrodestra in Provincia: ma queste sono questioni che riguardano principalmente i loro associati” conclude il Pd.

Foto: RietiLife ©

 

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