Con un post social, il sindaco Daniele Sinibaldi ha commentato quello che sta accadendo nella politica reatina, in particolare sulle ultime vicissitudini in Consiglio Comunale. Di seguito le parole di Sinibaldi.
ESSERE VENTO, MAI BANDIERE!
Gli ultimi mesi stanno regalando grandi soddisfazioni agli osservatori della politica locale. Mai, infatti, come in quest’ultimo periodo abbiamo assistito a episodi ed esternazioni di una tale ridicola portata. Dispiace solo che ad uscirne compromesse siano la serietà e la dignità della politica, ancora infettate, a quanto pare, da vecchi arnesi e nuovi mitomani in grado di rappresentare sé stessi in una confusione quasi romantica. Una miscela esplosiva composta da qualche vecchio democristiano di sinistra, nostalgico della prima repubblica, e due aspiranti sindaci che si raccontano di rappresentare la destra di una volta, quella dura e pura, senza compromessi, quella delle idee che mossero il mondo (non credo coglieranno la citazione) che, però, da qualche anno hanno un bruciore allo stomaco e alle tasche per non aver centrato le loro personali e legittime ambizioni, avendo poi trasformate queste ultime, nel tempo, in pretese. A ciò si aggiunge lo scongelamento di una sinistra che aveva quasi rinunciato alla battaglia, incapace di contrapporsi ai risultati evidenti di un centrodestra che ha ritrovato la sua concretezza nel fare piuttosto che nel raccontare. E così, come per magia, questi personaggi si ritrovano insieme, con gli occhi commossi e increduli, a domandarsi: perché ci eravamo tanto odiati?!
E allora va bene tutto e il contrario di tutto: votare contro i provvedimenti in favore di cittadini e imprese, uscire dall’aula che si dovrebbe presiedere per provare a far mancare il numero legale, riunirsi nella sala del centrodestra con i consiglieri di opposizione, tradire, mentire, ordire, manipolare. Coprire di ridicolo le istituzioni che si dovrebbero rappresentare, con atteggiamenti e linguaggi da bar più che da massima assise cittadina e calpestando le regole di cui nemmeno si ha comprensione.
La domanda che in tanti ci siamo fatti è: perché? Ma la risposta è molto semplice e ha poco a che fare con argomentazioni di carattere amministrativo e molto di più con la natura di certi personaggi. E di questo ormai, mio malgrado, ho dovuto prenderne coscienza anch’io. Per alcune persone che hanno sempre seduto a certi tavoli e rappresentato interlocuzioni con una certa parte di questa città, che nel corso degli anni si sono assicurate un ruolo di indirizzo, proprio non va giù vedere un ragazzo di 36 anni, figlio di una famiglia normale, senza un cognome altisonante, diventare sindaco al primo turno, creare una nuova squadra, mettere in campo persone che vengono dalla società civile, rompere gli schemi, costruire un dialogo limpido e diretto con la città e addirittura crescere nel consenso rilevato dagli istituti demoscopici. Vedere, peraltro, che molte delle cose di cui per anni questi signori si sono riempiti la bocca per mero esercizio dialettico – università, manutenzioni, infrastrutture, rigenerazione urbana – prendono forma con concretezza e determinazione, e che questo comporta un’attenzione istituzionale su questa città e sulla sua classe dirigente, rende il tutto ancora più indigesto per certi personaggi.
Si tratta di invidia? Non credo, sarebbe troppo facile. Si tratta, invece, del timore di rimanere fuori, di perdere il privilegio del proprio ruolo sociale e le relazioni precedentemente costruite. E’ proprio per questo timore che queste persone non vengono neanche sfiorate dal pensiero delle dimissioni, una scelta che, invece, sarebbe naturale per chi non condivide più un percorso che ha iniziato. E allora si prova lo strappo e la costruzione di una coalizione contro, con l’unico obiettivo di abbattere chi si è messo in testa di far arrivare un vento nuovo in città, di creare nuove occasioni per la comunità, chi, magari con l’ingenuità della gioventù, si è permesso di mettere prima la città e i cittadini rispetto a chi pretende di governarli per diritto di nascita.
Davanti a questo quadro, vediamo che ci si può alleare o federare con chiunque senta la stessa necessità, senza più appartenenze, coerenza, rispetto per gli elettori. Stravolgendo il mandato ricevuto dai cittadini, tradendo sé stessi, l’eredità politica che ci è stata consegnata, la continuità amministrativa. E tutto questo non solo senza vergogna ma con il totale disinteresse per la collettività e per i risultati che abbiamo il compito di raggiungere per i cittadini. Mentre questi pagliacci brindano nei bar, erosi dal rancore, c’è chi prova a tenere fede alle promesse fatte alla città, sulla base delle quali anche questi personaggi siedono indegnamente in Consiglio Comunale.
Noi continuiamo a mantenere fede agli impegni assunti con gli elettori e con tutti i reatini: lo facciamo tutti i giorni mandando avanti le opere pubbliche, investendo su nuovi servizi, tenendo in piedi una comunità provata dalle crisi che si sono susseguite nel tempo, stufa di chiacchiere e affamata di risposte.
L’aspettativa di queste persone, al contrario, era e rimane solo una: quella di piazzare le bandierine nei posti giusti…ma le bandiere, si sa, senza il vento che le gonfia restano solo pezzi di stoffa!








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