La delibera del Consiglio Provinciale di Rieti dello scorso 14 novembre, che ha approvato tutte le richieste di attivazione di nuovi indirizzi scolastici, continua a far discutere. Tra le scelte più contestate c’è quella del Liceo “L. Rocci” di Passo Corese, che ha ottenuto il via libera per l’attivazione del Liceo delle Scienze Umane – opzione economico-sociale. Un indirizzo già presente nello stesso ambito territoriale grazie all’offerta, storica e consolidata, dell’IIS “Gregorio Da Catino” di Poggio Mirteto. Senza contare, nello stesso territorio, la presenza del Tecnico Economico dell’IIS “Aldo Moro”, anch’esso afferente all’area economico-sociale.
Una scelta, quindi, che raddoppia l’offerta senza ampliarla davvero, rischiando di frammentare gli studenti e pregiudicare gli organici delle scuole che già operano in quell’ambito. È quanto ha denunciato la FLC CGIL, intervenuta nell’Osservatorio Provinciale del 12 novembre e decisamente contraria alla duplicazione di indirizzi.
Il sindacato aveva chiesto che le decisioni fossero prese guardando al territorio nella sua interezza, non solo alla singola scuola. E aveva richiamato anche quanto previsto dalle Linee Guida della Regione Lazio per la programmazione 2026/2027, che pongono un paletto preciso: niente nuovi indirizzi dove ne esistono già di analoghi nello stesso distretto scolastico o ambito territoriale.
Un criterio che, secondo la FLC CGIL, la Provincia ha completamente ignorato.
Il risultato è, ancora una volta, una programmazione scolastica “a macchia di leopardo”, giudicata priva di criteri strutturati, condivisi e orientati alla tenuta del sistema. “L’offerta scolastica dovrebbe essere coerente, coordinata e attenta ai bisogni dei territori, oltre che alla tutela dei posti di lavoro”, osserva la FLC, criticando un’impostazione che rischia di creare sovrapposizioni dannose.
La FLC CGIL Rieti – Roma Est – Valle dell’Aniene, attraverso il segretario Fabrizio Stocchi, assicura che continuerà a vigilare: l’obiettivo è difendere una programmazione scolastica che risponda alle reali necessità delle comunità locali e non a scelte episodiche o poco ponderate.
Un messaggio chiaro, che riapre il dibattito sulla gestione dell’offerta formativa nel territorio e sulla necessità di una visione più solida e condivisa.








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