Nel suo ultimo comunicato, la CGIL Roma Est – Rieti smonta l’entusiasmo seguito alla notizia dell’inserimento del territorio reatino nella Zona Logistica Semplificata (ZLS). Un entusiasmo che, secondo il sindacato, non trova solide basi se confrontato con ciò che sarebbe stato possibile ottenere con la ZES — la Zona Economica Speciale — da cui Lazio interno, e in particolare il Reatino, sono stati esclusi.
La CGIL, con un pizzico di ironia, apre il comunicato ricordando che sarebbe bastato chiedere all’intelligenza artificiale per capire la differenza tra i due strumenti. A sostegno, cita integralmente la risposta ottenuta da ChatGPT, sintetica ma estremamente chiara:
le ZES offrono forti agevolazioni fiscali, credito d’imposta sugli investimenti, tagli alle imposte e un vero snellimento amministrativo, pensato proprio per aree fragili e poco attrattive come il Reatino. Insomma, uno strumento in grado di generare nuova occupazione e attirare imprese.
La ZLS, invece, garantisce solo una semplificazione burocratica più leggera, senza bonus fiscali rilevanti né crediti d’imposta, ed è costruita soprattutto per territori con porti, interporti o grandi corridoi logistici. Non esattamente il profilo della provincia di Rieti.
“Non riusciamo a capire l’enfasi con cui è stata accolta la notizia — scrive la Segreteria — considerando che da mesi era chiaro che il Lazio interno non sarebbe entrato nella ZES, mentre Abruzzo, Marche e Umbria sì”.
Un’esclusione che, secondo il sindacato, rischia di replicare un déjà-vu già vissuto negli anni ’90, dopo la fine dei benefici della Cassa del Mezzogiorno: investimenti che migrano altrove e un territorio che resta a guardare.
La CGIL non fa giri di parole: il giudizio sulla ZLS è lo stesso espresso — con brutalità matematica — dall’IA. “Piuttosto che niente, è meglio piuttosto, ma nulla di più.”
Un riconoscimento amaro: la ZLS porta qualcosa, certo, ma non ciò di cui il Reatino avrebbe davvero bisogno per competere e attrarre impresa.
La Segreteria chiude ribadendo la preoccupazione che il territorio venga nuovamente penalizzato da scelte che non tengono conto della sua fragilità strutturale e della necessità di politiche davvero forti per invertire la rotta.








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