(val.fab.) Tre arresti per l’omicidio Marianella. È una giornata di forte tensione quella di lunedì 20 ottobre, scandita da ore di indagini e da un’attesa carica di rabbia e dolore. Rieti si sveglia ancora sconvolta per la tragedia avvenuta la sera prima, lungo la Rieti–Terni, all’altezza di Contigliano, dove un gruppo di pseudo-tifosi ha teso un agguato al pullman dei sostenitori del Pistoia Basket. Il pullman, che rientrava in Toscana dopo la sfida di Serie A2 contro la Sebastiani Rieti, è stato colpito da pietre e mattoni lanciati da bordo strada. Una delle pietre ha sfondato il parabrezza e colpito in pieno volto il secondo autista, Raffaele Marianella, 65 anni, uccidendolo sul colpo.
Marianella – romano di nascita ma fiorentino d’adozione – sedeva accanto al conducente, come supporto per il viaggio. Il gesto criminale che lo ha ucciso ha trasformato una normale trasferta sportiva in uno dei momenti più bui della storia recente della città e dello sport nazionale.
Dalle prime ore del mattino, gli investigatori della Squadra Mobile di Rieti e della Digos lavorano senza sosta. Gli agenti analizzano filmati, celle telefoniche e testimonianze, ricostruendo con rapidità la dinamica dei fatti e i possibili movimenti del gruppo responsabile. È in queste ore che emerge un particolare inquietante: secondo le indagini, i sospettati avrebbero organizzato l’agguato attraverso una chat di gruppo. In quella conversazione – acquisita dagli inquirenti – sarebbero stati condivisi messaggi e piani su dove e quando colpire il pullman dei tifosi ospiti.
Le chat, i messaggi e le testimonianze di altri sostenitori permettono agli investigatori di restringere il cerchio. Nel pomeriggio di lunedì, la polizia convoca diversi soggetti per essere interrogati. L’atmosfera in città è pesante: sui social cresce l’attesa per un segnale di giustizia, mentre fuori dalla Questura di Rieti si radunano cronisti e cittadini.
Intorno alle 20.30, la notizia arriva: tre arresti.
La Polizia di Stato ferma Kevin Pellecchia, 20 anni, Manuel Fortuna, 31, e Alessandro Barberini, 53, tutti residenti nel Reatino. I tre vengono condotti nel carcere di Rieti con l’accusa di aver partecipato all’agguato costato la vita a Marianella. Non sarebbero nuovi alle forze dell’ordine: alcuni di loro avrebbero precedenti legati a episodi di tensione all’interno o nei pressi del PalaSojourner, e risulterebbero già segnalati in passato per comportamenti violenti durante eventi sportivi.
Le indagini, però, non si fermano. Gli investigatori confermano l’esistenza di un quarto indagato, al momento a piede libero, e continuano i controlli su telefoni e telecamere per individuare tutti i componenti del gruppo che ha trasformato una partita in un’aggressione mortale.
La notizia degli arresti si diffonde rapidamente, anche grazie alle immagini esclusive pubblicate da RietiLife, presente davanti al carcere nel momento in cui le volanti fanno il loro ingresso per condurre i tre uomini all’interno del penitenziario. Quelle immagini diventano simbolo di una città ferita che chiede risposte e giustizia.
Sui social, centinaia di commenti si susseguono per tutta la serata. Rabbia, dolore e sollievo si mescolano in un unico coro: “Giustizia per Marianella”. In molti sottolineano l’importanza di questo primo passo, ma chiedono che l’indagine non si fermi, che ogni complice venga identificato e punito.
Tra i tanti dettagli emersi nelle ultime ore, ce n’è uno che colpisce per la sua amara ironia. Su uno dei profili social di uno degli arrestati campeggia una frase secca, scritta come motto personale: “Chi sbaglia paga.” Oggi, quella frase risuona più che mai come una verità ineluttabile, invocata da un Paese intero.
Foto: Grillotti/Vannicelli – Fb – Ig ©