La ricostruzione post-sisma nel cratere del Centro Italia rappresenta oggi un modello concreto di riduzione del rischio e un vero e proprio laboratorio nazionale di resilienza. In occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali, la Struttura Commissariale Sisma 2016, guidata dal Commissario Straordinario Guido Castelli, sottolinea come il processo di ricostruzione avviato dopo il terremoto del 2016 stia delineando un nuovo paradigma: non un semplice ritorno alla normalità, ma un avanzamento strutturale, sociale e ambientale fondato sulla sicurezza, sull’innovazione e sulla prevenzione. Costruire meglio significa realizzare edifici più resilienti, spostare insediamenti da aree ad alto rischio, progettare reti idriche, fognarie, ponti e drenaggi con criteri di durabilità e adattamento climatico. Il cratere del Centro Italia è oggi un laboratorio nazionale per la riduzione del rischio multi-disastro – sismico, idrogeologico e climatico – grazie a una rete di strumenti innovativi, tecnologie di monitoraggio e politiche integrate. La strategia attuale è basata su una visione multirischio: l’Appennino centrale non è esposto solo ai terremoti, ma anche a frane, alluvioni, dissesti e a rischio di fenomeni estremi come tutto il Paese. Sono stati finanziati interventi di stabilizzazione di versanti e bacini, oltre 1.000 frane attive analizzate e 242 studi di dettaglio hanno consentito di pianificare delocalizzazioni, consolidamenti e nuove opere di regimazione idraulica. La riduzione del rischio si traduce oggi in progetti concreti e misurabili: a Norcia, la ricostruzione della Basilica di San Benedetto, che verrà riaperta a fine mese, è avvenuta con criteri antisismici e consolidamento delle fondazioni; sul Monte Vettore è attivo un sistema di monitoraggio tridimensionale della frana di Sasso Spaccato, con sensori e modelli predittivi sviluppati dall’Università di Firenze; a Castelluccio di Norcia l’intero abitato sarà isolato sismicamente grazie a 300 isolatori elastomerici posti su piastre in acciaio e calcestruzzo, che garantiranno la sicurezza strutturale senza alterare la forma storica del borgo; ad Arquata del Tronto il progetto di consolidamento prevede un sistema di tiranti attivi permanenti passanti su pareti contrapposte per consolidare il centro storico, con un investimento di 71 milioni di euro. La prevenzione passa anche per la conoscenza e la tecnologia: con il PNC NextAppennino e la macro-misura A1 “Innovazione digitale” è in corso la realizzazione di una piattaforma integrata di monitoraggio ambientale e territoriale basata su reti IoT e sensori sismici, idrometrici e pluviometrici, in grado di fornire dati in tempo reale e attivare sistemi di early warning. Parallelamente nascono nuovi poli di ricerca come lo STRIC – Centro Internazionale per le Scienze e Tecniche della Ricostruzione (Università di Camerino capofila), dedicato allo studio della mitigazione del rischio sismico e idrogeologico e allo sviluppo di competenze avanzate per la sicurezza strutturale e territoriale. L’esperienza maturata nel Centro Italia è oggi alla base della Legge Quadro per la Ricostruzione e la Riduzione del Rischio. L’obiettivo è superare la logica dell’emergenza e passare da una ricostruzione reattiva a una ricostruzione preventiva e adattiva, capace di trasformare la vulnerabilità in resilienza, valorizzando la ricostruzione come strumento permanente di sicurezza nazionale. “La ricostruzione del Centro Italia è oggi la frontiera italiana della riduzione del rischio – dichiara il Commissario Guido Castelli –. Abbiamo imparato che ricostruire non significa tornare indietro, ma andare avanti in sicurezza. È un dovere verso le comunità che hanno sofferto e un investimento per l’intero Paese, perché prevenire i disastri significa proteggere il futuro.”
