Si.N.A.P.Pe Lazio: vent’anni di promesse mancate, Di Domenico chiede il ripristino dei locali della Polizia Penitenziaria presso l’Ospedale di Rieti

Il Segretario Regionale del Lazio del Si.N.A.P.Pe, Ciro Di Domenico, ha inviato una formale nota al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, chiedendo un urgente intervento per il ripristino dei locali destinati alla Polizia Penitenziaria presso l’Ospedale di Rieti.

Nella lettera, il sindacato ricorda come a seguito del grave incendio che colpì una parte dell’ala ospedaliera, circa vent’anni fa, furono dismesse le stanze allora destinate agli agenti di Polizia Penitenziaria impegnati nei servizi di traduzione e piantonamento dei detenuti. Da allora, nonostante le numerose promesse delle diverse amministrazioni e i recenti investimenti annunciati sull’ospedale, quei locali non sono mai stati ripristinati.

“Questa situazione – sottolinea Di Domenico – ha ripercussioni gravi sia sul piano della sicurezza che della dignità lavorativa del personale. Gli agenti sono spesso costretti ad utilizzare gli stessi servizi igienici dei detenuti, con evidenti rischi per l’incolumità, e in condizioni di sotto organico, non di rado il personale è chiamato a garantire turni prolungati di servizio, trovandosi nell’impossibilità di soddisfare i propri bisogni fisiologici per non compromettere la vigilanza. Una condizione inaccettabile, ancor più critica quando i detenuti presentano problematiche psichiatriche che mettono a rischio la sicurezza dell’intero ospedale”.

Il Si.N.A.P.Pe evidenzia inoltre che la mancata disponibilità di spazi idonei rappresenta una violazione delle norme sulla sicurezza e igiene del lavoro (D.Lgs. 81/2008) e delle prerogative riconosciute al Corpo di Polizia Penitenziaria dalla Legge 395/1990 e dal D.P.R. 82/1999.

Per queste ragioni, il sindacato chiede al Presidente Rocca un immediato intervento per restituire alla Polizia Penitenziaria locali adeguati presso l’Ospedale di Rieti, “ponendo così fine ad un’attesa che dura da oltre vent’anni e garantendo finalmente condizioni di lavoro dignitose e standard minimi di sicurezza”.

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