A quasi dieci anni dal sisma che ha colpito il Centro Italia, la situazione della ricostruzione resta drammaticamente immobile. Cantieri simbolici e strategici per la rinascita dei territori – dal Centro di Formazione Professionale Alberghiero al Ponte Tre Occhi, dallo smart tunnel ai collettori principali, fino al nuovo ospedale – risultano ancora fermi o in fase embrionale, nonostante gli annunci che si rincorrono da anni. Inizia così la nota di Avs Sinistra Italiana.
L’ospedale, in particolare, è emblema dei ritardi: inizialmente promesso per il 2024, poi rinviato al 2025, ora la data di ultimazione è fissata – almeno sulla carta – al 2026. Nel frattempo, il cosiddetto “maxi progetto” dei sottoservizi, tanto pubblicizzato nel 2023, resta ancora un mistero per gran parte della cittadinanza.
In un quadro che vede ancora macerie, container e promesse disattese, preoccupa – e non poco – la decisione della struttura commissariale, oggi guidata da Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Ascoli Piceno, di destinare oltre un milione di euro nel 2025 per campagne di comunicazione istituzionale sulla ricostruzione.
Una scelta che fa discutere e che alimenta la frustrazione nei territori colpiti, come denunciato anche da Il Fatto Quotidiano in un’inchiesta a firma di Antonello Caporale, che evidenzia il paradosso: si moltiplicano gli spot e i comunicati celebrativi, mentre nei luoghi del cratere tutto sembra inchiodato al punto di partenza.
Sulla stessa linea si è espresso il gruppo consiliare di Amatrice “Ricostruiamo Insieme”, che in una lunga lettera inviata al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha messo nero su bianco ritardi, omissioni e mancanze che stanno costando ai cittadini non solo tempo prezioso, ma anche fiducia nelle istituzioni.
In una nota diffusa alla stampa, la Federazione Provinciale di Rieti di Sinistra Italiana AVS ha duramente contestato questo scenario: «La priorità oggi sembra essere quella di raccontare la ricostruzione, più che realizzarla. Ma per chi vive da anni tra macerie, disagi e promesse rinviate, non bastano slogan e spot. Serve concretezza, chiarezza e rispetto per territori che hanno già pagato un prezzo altissimo.»
La comunicazione è certamente uno strumento importante. Ma in un momento in cui le gru sono ferme, i lavori rallentati o inesistenti, e le comunità continuano a vivere in condizioni di precarietà, l’idea di spendere milioni per raccontare un progresso che di fatto non si vede suona come un insulto. Comunicare è giusto, ma prima bisogna ricostruire.