Un nuovo caso (leggi) scuote il mondo della scuola reatina: una studentessa è stata bocciata a causa delle troppe assenze, nonostante – secondo quanto segnalato dalla famiglia – si trattasse di un’assenza giustificata da una grave condizione di salute. La scuola, però, non ha riconosciuto la validità del certificato medico presentato.
A raccontarlo è il padre della ragazza, che ha contattato la nostra redazione per denunciare quanto accaduto a sua figlia, iscritta al terzo anno di un istituto superiore della città.
“Gradirei raccontarvi ciò che è successo a mia figlia. Ha sempre avuto ottimi risultati scolastici, media alta, sempre preparata, mai una nota. I docenti l’hanno sempre considerata tra le migliori della classe e dell’istituto. Ma da tre anni affrontiamo un problema serio di salute: inizialmente le è stata diagnosticata la sindrome della vescica pigra. Ha dovuto usare il catetere per giorni interi, con conseguenze anche gravi: più volte ha perso coscienza a causa degli effetti collaterali dei farmaci, cadendo a terra, riportando lividi e tumefazioni.”
Quest’anno, racconta il padre, la situazione sarebbe peggiorata:
“Da febbraio è tornata a dover usare il catetere. La neurologa ci ha indirizzati verso accertamenti specialistici: si parla di una patologia neuro-urologica. Siamo in attesa di una chiamata dal Careggi di Firenze. Avevo avvisato la dirigente scolastica, spiegando che mia figlia non poteva affrontare ogni giorno il tragitto casa-scuola con due mezzi pubblici, stando in piedi, in quelle condizioni. Ho fornito tutta la documentazione: certificati di struttura pubblica e del medico di famiglia. Ma la risposta è stata che la sua non è una condizione invalidante.”
Secondo la famiglia, la scuola avrebbe rifiutato qualsiasi forma di flessibilità.
“Ci è stato detto che doveva essere presente per essere valutata, che le avrebbero messo a disposizione un bagno personale. Ho provato a portarla un paio d’ore, solo per recuperare voti, e si è fatta interrogare con ottimi risultati. Ma dopo quell’uscita è finita di nuovo in ospedale. Mia figlia ha cercato in tutti i modi di rimanere in contatto con i professori, anche tramite la piattaforma Classroom. Eppure – dicono – i suoi commenti lì venivano cancellati.”
Una situazione che la famiglia definisce inaccettabile.
“Non hanno voluto trovare una soluzione. Hanno fatto finta di nulla. Mia figlia si è sentita rifiutata, messa da parte. Le è stato negato il diritto allo studio. E tutto questo è avvenuto con il consenso della dirigente. Come padre, mi è stato perfino detto di essere irresponsabile.”
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