Federico Dionisi, arbitro di Serie A e B, è stato protagonista dell’ultima puntata stagionale di Pillole di SportLife, il format dedicato alle storie e ai volti dello sport. Un dialogo intenso e diretto, che ha toccato l’essenza del mestiere dell’arbitro, tra passione, responsabilità e tecnologia. GUARDA LA PUNTATA
“Arbitrare cambia la vita”, ha detto Dionisi senza esitazione. “E questo vale indipendentemente dalla categoria in cui si opera. Essere arbitro significa assumersi la responsabilità di offrire il miglior servizio possibile al calcio. Non siamo protagonisti: il nostro compito è garantire il rispetto delle regole e contribuire alla qualità dello spettacolo”.
Ampio spazio è stato dedicato al rapporto tra tecnologia e arbitraggio: “Il VAR è un supporto, non un alibi. Se c’è qualcosa che ci aiuta a sbagliare meno, ben venga. Ma la responsabilità resta nostra. La tecnologia non ci sostituisce, ci affianca. Serve soprattutto un clima sereno in campo, il dialogo con i calciatori fa la differenza”.
Dionisi ha anche spiegato come gli arbitri non siano chiamati a definire le casistiche d’intervento – “il calcio è in continua evoluzione” – e ha sottolineato come, paradossalmente, “più si sale di livello, più il gioco diventa leggibile, nonostante l’aumento della velocità”.
L’arbitro reatino ha poi raccontato gli inizi della sua carriera: “Avevo 15 anni. La mia prima partita era in un giorno infrasettimanale. Tutti aspettavano le mie decisioni e io sentivo addosso un’emozione fortissima”. Ma il ricordo più vivido è legato al 16 marzo 2019, quando debuttò in Serie A in Sassuolo-Sampdoria (3-5): “Ricordo ogni secondo di quella partita. È stata un’emozione incredibile, difficile da descrivere”.
Infine, un passaggio sul rapporto con i calciatori: “Qualche giocatore più difficile da gestire esiste, certo, ma fa parte del gioco. Nessuno è davvero antipatico, sta a noi trovare il modo giusto per rapportarci”.
Una chiusura di stagione intensa per Pillole di SportLife, con un ospite che ha saputo raccontare lo sport da un’angolazione speciale, quella di chi lo vive da vicino, ma in silenzio, spesso nell’ombra. Un punto di vista prezioso per comprendere il valore e la complessità del ruolo arbitrale.
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