La lettera: “L’autista Cotral mi ha lasciato a piedi a Roma, nessuna comprensione. Così siamo condannati all’isolamento”

Lettera firmata di un lettore a RietiLife.

Buonasera direttore, le voglio segnalare un episodio increscioso che ho vissuto alla stazione Tiburtina di Roma con un autista Cotral. Sono arrivato trafelato alla fermata dei pullman, stanco dopo aver lavorato tutto il giorno , per salire sull’autobus per Rieti delle ore 18. Erano le 18 e 01 e l’autista aveva appena chiuso le porte e stava cominciando a muoversi, gli ho chiesto di aprirmi, in una giornata segnata fra l’altro dallo sciopero dei treni. Lui mi ha guardato freddo e impassibile, con un ghigno quasi compiaciuto, ha lasciato chiuse le porte e non mi ha fatto salire.

Un tassista che ha visto tutto, tirando giù il finestrino, mi ha manifestato la sua solidarietà dicendo di non avere parole per quello a cui ha assistito e ha apostrofato l’autista con un epiteto che io sottoscrivo ma che per educazione non ripeto. Già, l’educazione, una parola oggi desueta, sarebbe bastato un pizzico di cortesia in quell’autista che ha invece perso un’occasione d’oro, quella di mostrare un volto gentile, comprensivo.

Sarebbe il caso che a Rieti, oltre ai due treni “diretti” che sono stati da poco attivati e che collegano a orari impossibili la città con Roma via Terni, ne venissero attivati altri. In un paese che si definisce civile non è possibile che lavoratori come me, che ogni giorno fanno i pendolari per raggiungere la Capitale, debbano fare i conti con una ferrovia inesistente.

Rieti, città bellissima, rischia di essere condannata sempre i più all’isolamento. E questo credo sia davvero un grande e imperdonabile peccato.

Foto RietiLife © 

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