“È morto nell’ospedale di Rieti, dopo due settimane di ricovero, un detenuto di 66 anni, affetto da Covid: il primo nel 2021, il primo dall’inizio della pandemia nel Lazio, il tredicesimo (in Italia) di questa seconda ondata. In carcere, come nelle Rsa, continuano ad accendersi e spegnersi focolai Covid. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: nelle carceri, come nelle Rsa, bisognerebbe provvedere alle vaccinazioni in via prioritaria”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, il quale proprio ieri aveva inviato una lettera all’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, per chiedere all’assessore di rappresentare, in sede di Conferenza delle Regioni e nelle relazioni istituzionali con il ministro della Salute e con il Commissario straordinario di governo all’emergenza Covid, la necessità di anticipare le vaccinazioni nelle carceri.
“Nella programmazione nazionale la somministrazione del vaccino ai detenuti e al personale in servizio presso gli istituti penitenziari avverrà solo nella terza fase della campagna vaccinale, dopo il personale sanitario, gli ospiti e gli operatori delle strutture socio-sanitarie, gli anziani, alcune specifiche categorie, i lavoratori dei servizi essenziali. Ciò nonostante gli appelli rivolti al governo dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, e l’auspicio della senatrice Liliana Segre e del Garante nazionale, Mauro Palma” si lege.
“Questa programmazione del Piano nazionale – si legge nella lettera di Anastasìa a D’Amato – non tiene adeguatamente conto delle condizioni di rischio e di vulnerabilità alla diffusione del virus nelle comunità chiuse e, in particolare, negli istituti penitenziari, contrassegnati da condizioni igieniche precarie e un sovraffollamento che impediscono il dovuto rispetto delle ordinarie misure di prevenzione raccomandate alla generalità della popolazione”.
Nella sua lettera, Anastasìa ricorda i casi di Covid-19 nel Lazio, a Rebibbia femminile, a Frosinone, a Regina Coeli e a Rebibbia Nuovo complesso, e chiede a D’Amato che “nell’espletamento della campagna vaccinale nel Lazio sia data la giusta priorità alle persone private della libertà e, laddove per disposizione nazionale non fosse possibile altrimenti, sia garantita la immediata vaccinazione delle persone detenute ultra ottantenni e sin dall’inizio della seconda fase della campagna vaccinale la tempestiva vaccinazione degli ultra sessantenni e delle persone detenute di ogni età affette da comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità”.
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