La tavola del Natale reatino, tra sobrietà e tradizione

(di Valentina Fabri) Durante le festività natalizie, nel Reatino, la tavola diventa soprattutto un fatto culturale. Non è l’elenco delle portate a definirla, ma il significato che esse custodiscono: un patrimonio di gesti, abitudini e ricordi che si tramanda nel tempo. Qui il Natale non è mai ostentazione, ma misura, memoria e senso di appartenenza.

A Rieti e nei borghi della provincia, la tradizione natalizia riflette l’identità di un territorio montano, lontano dal mare ma storicamente legato al consumo del pesce “povero” delle grandi occasioni. Tonno, baccalà e alici arrivano sulle tavole della Vigilia come simboli di un’economia fatta di necessità e ingegno, ingredienti conservabili che parlano di sacrificio, religione e rispetto delle regole. Più che una scelta gastronomica, è un linguaggio condiviso, che nel tempo si è trasformato in rito familiare.

È soprattutto quando compaiono i fritti che il Natale reatino si fa memoria. I frittelli, preparati con baccalà, con le verdure di stagione o nella versione dolce con la mela, evocano immediatamente i ricordi dei nonni: cucine riscaldate dall’olio sul fuoco, mani esperte che dosano “a occhio”, vassoi appoggiati al centro del tavolo e l’attesa paziente dei più piccoli. Sono immagini che appartengono a una generazione che cucinava senza ricette scritte, affidandosi all’esperienza e al racconto orale. Friggere, in quei momenti, non era solo cucinare, ma prendersi cura, creare attesa, tenere insieme la famiglia.

Il pranzo di Natale segna il passaggio dalla sobrietà alla pienezza, ma sempre con discrezione. È il tempo della casa che si riempie, delle sedie aggiunte all’ultimo momento, delle conversazioni che si allungano più dei pasti. Tutto è pensato per favorire lo stare insieme, non per stupire.

Nel contesto più ampio del Lazio, il Reatino conserva una dimensione più raccolta e autentica. Qui il Natale non è rappresentazione, ma continuità. E il cibo, ridotto all’essenziale nei suoi simboli, resta il filo silenzioso che lega le generazioni, anno dopo anno.