Smart working alla Provincia di Rieti, scontro frontale con i sindacati: “Solo per pochi dipendenti”

È muro contro muro tra amministrazione provinciale e organizzazioni sindacali sullo smart working. FP CGIL, CISL FP e UIL FPL non usano mezzi termini e parlano apertamente di un confronto fallito, denunciando l’atteggiamento “arrogante” della delegazione trattante di parte pubblica durante l’incontro dell’11 dicembre scorso sui criteri per l’applicazione del lavoro agile.

Secondo i sindacati, la riunione non ha prodotto alcun risultato positivo perché l’amministrazione avrebbe ignorato sistematicamente tutte le proposte avanzate dalle parti sociali. Nel mirino finisce soprattutto il documento presentato dalla Provincia, che “sembra avere ad oggetto lo smart working, ma nei contenuti si rivela essere in sostanza un regolamento per il lavoro da remoto”, una modalità ben diversa da quella prevista dal contratto nazionale.

Le sigle sindacali ripercorrono una vicenda che va avanti da oltre un anno. Numerose le sollecitazioni inviate all’amministrazione per aprire un confronto serio sul regolamento dello smart working. Durante la riunione del 20 giugno 2025, convocata dalla presidente della Provincia Roberta Cuneo insieme al consigliere delegato al personale, l’avvocato Simone Labonia, era stato garantito che il regolamento sarebbe arrivato “al più presto” al tavolo di contrattazione, definendolo una priorità vista la forte richiesta da parte dei dipendenti.

“In realtà nulla si è mosso”, denunciano FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, sottolineando come solo grazie alla protesta messa in atto insieme alla RSU — che ha portato alla sospensione delle relazioni sindacali — sia stato possibile, dopo ben 17 mesi, ottenere finalmente un testo e fissare una data di confronto.

Ma il contenuto del regolamento ha acceso ulteriormente lo scontro. I sindacati pongono una serie di domande dirette al consigliere delegato al personale: “Il regolamento presentato alle parti sociali corrisponde a quello che aveva in mente di condividere? La presidente Roberta Cuneo e il consigliere sono informati dei contenuti dell’atto trasmesso dalla dirigente del I Settore alle organizzazioni sindacali e alla RSU?”.

Nel dettaglio, viene contestata già la definizione di smart working contenuta nell’articolo 1 del documento, dove — secondo le sigle — sarebbe stato eliminato un elemento fondamentale previsto dal CCNL, che parla di lavoro per fasi, cicli e obiettivi, senza precisi vincoli di orario o di luogo, e senza una postazione fissa. Tutti aspetti che, secondo i sindacati, nel testo provinciale vengono di fatto cancellati.

Il quadro che ne emerge è quello di uno smart working fortemente ridimensionato: “poco più di un lavoro da remoto, per una percentuale risibile di dipendenti, per pochi giorni al mese e solo nelle giornate ‘di corta’”, con l’aggiunta di controlli stringenti, sanzioni e perfino la possibilità di sopralluoghi, seppur concordati. Contestata anche la fascia di contattabilità, che coinciderebbe con l’intero orario di una giornata lavorativa in presenza.

Ancora più grave, secondo FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, sarebbe l’intenzione dell’amministrazione di ridurre a una mera formalità l’obbligo contrattuale del confronto sindacale, tanto che l’incontro si sarebbe chiuso con la dichiarazione che il testo non sarebbe stato modificato in alcun punto.

Da qui la decisione di abbandonare la seduta. “Il motivo per cui non viene proclamato lo stato di agitazione è perché lo stesso è già in atto da due anni”, affermano le organizzazioni sindacali, che ora si interrogano se l’atteggiamento della delegazione trattante rispecchi effettivamente le linee di indirizzo della parte politica.

“Se così fosse – concludono – ne prendiamo atto e valuteremo attentamente tutte le iniziative e le forme di protesta da adottare”.

Il confronto sullo smart working alla Provincia di Rieti, insomma, è tutt’altro che chiuso. E la sensazione è che lo scontro sia solo all’inizio.

Foto: RietiLife ©

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