Da tredici anni, lungo la via Farense a Fara in Sabina, puntuale come il Natale, appare un albero che non è un semplice addobbo festivo. È un segno, un monito, un abbraccio silenzioso. A realizzarlo, anche quest’anno, è Enito Galante insieme al fratello Giuseppe e al figlio Nicola. Un gesto che nasce dal dolore, ma che ormai è diventato una tradizione familiare e un messaggio alla comunità.
Lì, in quel punto esatto, il 17 ottobre 2012, il padre di Enito, Enrico Galante, venne travolto e ucciso da un’auto guidata da una persona imprudente. Da allora, ogni dicembre, la famiglia posa un albero alto circa due metri per ricordare un marito, un padre, un nonno amato. E per parlare, ancora una volta, a chi percorre quella strada.
«Quest’albero lo abbiamo realizzato io, mio fratello Giuseppe – che all’epoca aveva solo sei anni – e mio figlio Nicola, che allora ne aveva tre», spiega Enito. «È il nostro modo per ricordare la splendida persona che era mio padre, ma anche per chiedere agli automobilisti di stare attenti. Basta poco per distruggere una vita, e chi resta vive con un vuoto che a Natale fa ancora più male».
Il messaggio di Enito arriva in un momento in cui la provincia di Rieti sta pagando un prezzo altissimo in termini di sicurezza stradale. Troppi incidenti, troppi morti, soprattutto nel tratto di San Giovanni Reatino, dove negli ultimi mesi si sono spente quattro vite. «La nostra città si è macchiata di troppo sangue», dice con amarezza.
Per questo l’albero di Natale sulla Farense vale più di mille parole. Ricorda Enrico, certo, ma idealmente abbraccia tutte le vittime della strada e le loro famiglie. «Voglio ricordare tutti e mandare un messaggio: guidate con prudenza. Non voglio che nessuno debba guardare una sedia vuota a Natale. Quella sedia fa rumore… nell’anima».
Un invito semplice, antico e sempre attuale: rallentare, rispettare, proteggere. Perché dietro ogni incrocio, ogni curva, ogni lampione, c’è qualcuno che aspetta il ritorno di chi ama. E nessuna famiglia dovrebbe trovarsi a piangere dove invece si sarebbe dovuto festeggiare.
Foto: Galante ©








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