Rieti scivola in fondo alla classifica: il grido d’allarme di Democrazia Sovrana Popolare

Quando una città con la storia di Rieti finisce al 104° posto su 107 province italiane per turismo, intrattenimento e cultura, c’è poco da girarci intorno. La fotografia scattata dall’indagine annuale di ItaliaOggi è impietosa: siamo gli ultimi in Italia per strutture espositive permanenti. Non penultimi, non terzultimi. Ultimi. Fine della favola.

Il Coordinamento Provinciale di Democrazia Sovrana Popolare non usa mezzi termini: questo risultato non è frutto del caso, né di un ciclo sfortunato. È il conto presentato da anni di politiche culturali improvvisate, senza visione e senza una strategia reale per far uscire la città da un torpore che ormai è diventato abitudine.

Mentre in altre realtà si investe in poli museali moderni, eventi che richiamano turismo vero e progettualità che guardano ai prossimi dieci anni, qui si va avanti con qualche manifestazione di facciata e un immobilismo che scoraggia chiunque creda ancora nel potenziale del territorio. E il potenziale, a Rieti, c’è eccome: storia millenaria, bellezze naturali, luoghi identitari che qualsiasi altra città metterebbe a reddito culturale in cinque minuti.

Invece? Strutture espositive inesistenti, iniziative ripetute all’infinito senza mai un rinnovamento, una stagione teatrale al Vespasiano che stenta perfino a decollare, nonostante il valore del teatro meriti ben altro. Per non parlare degli annunci roboanti su fantomatiche opere avveniristiche che, puntualmente, restano sulla carta.

Intanto si sbandiera la volontà di ampliare l’offerta universitaria, ma poi non si offre agli studenti un solo luogo culturale vivo, nessuna proposta che li faccia sentire parte di una città che investe su di loro. Pub e fast-food non bastano: senza cultura, una città resta vuota anche quando è piena di gente.

Il quadro è quello di un’amministrazione imballata, incapace di trasformare la propaganda in contenuti concreti. Le “briciole” che arriveranno da L’Aquila – vera Capitale della Cultura 2026 – non basteranno certo a compensare anni di scelte miopi o, peggio, di non-scelte.

Democrazia Sovrana Popolare lo dice chiaro:
serve assumersi responsabilità. Serve coraggio politico. Serve rispetto per la storia di Rieti e visione per il suo futuro.

Perché finire ultimi non è un destino. È una conseguenza. E si può cambiare rotta solo quando qualcuno ha la forza di dire, finalmente: così non va più bene.

Foto: RietiLife ©

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