(cr.co.) C’è un filo invisibile, fatto di pietra, silenzio e memoria, che attraversa i millenni e riemerge dal buio delle grotte per raccontarci chi siamo stati. Sabato 8 novembre alle ore 16, questo filo tornerà a brillare con l’inaugurazione della mostra “Acque nascoste. Grotte e riti della Sabina preistorica”, allestita nella Sezione Archeologica del Museo Civico di Rieti in via S. Anna 4.
L’evento sarà preceduto, alle 15, da una conferenza stampa che vedrà la partecipazione del Sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, dell’Assessore alla Cultura Letizia Rosati, della professoressa Cecilia Conati Barbaro della Sapienza Università di Roma, della dottoressa Nadia Fagiani della Soprintendenza, del Sindaco di Poggio Nativo Gianluca Vagni e della dottoressa Francesca Lezzi, direttrice del museo.
La mostra nasce per presentare al pubblico i risultati delle indagini condotte nella Grotta Battifratta di Poggio Nativo, un sito archeologico di eccezionale importanza, indagato dal team della Sapienza guidato dalla professoressa Cecilia Conati Barbaro. Le ricerche hanno documentato una frequentazione straordinariamente lunga, che va dal Paleolitico Medio (circa 60.000 anni fa) fino all’età moderna, restituendo una testimonianza continua della presenza umana nella Sabina.
Tra i reperti più significativi spicca una statuina antropomorfa in argilla del Neolitico, un unicum per l’Italia centrale, che verrà esposta per la prima volta. Accanto ad essa, il percorso espositivo propone ceramiche decorate e dipinte, manufatti in selce e ossidiana, ornamenti in osso e resti faunistici, che raccontano le abitudini, i riti e l’ambiente naturale della Sabina preistorica.
Curata da Cecilia Conati Barbaro e Nadia Marconi, “Acque nascoste” è promossa dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, e dal Museo Civico di Rieti. Il progetto, sostenuto dalla Fondazione Varrone e patrocinato dai Comuni di Poggio Nativo e Salisano, punta anche all’accessibilità, con riproduzioni tattili in 3D dei reperti per offrire un’esperienza inclusiva e sensoriale a tutti i visitatori.









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