(di Cristian Cocuccioni) Nuova puntata de “La Rana nel Pozzo”, il talk di attualità e politica di RietiLife Tv (canale 210 del digitale terrestre) condotto dal direttore Emiliano Grillotti. Un appuntamento inevitabilmente dedicato ai tragici fatti avvenuti nella notte tra il 19 e il 20 ottobre, quando lungo la Rieti-Terni si è verificato l’agguato al bus dei tifosi del Pistoia Basket, in cui ha perso la vita Raffaele Marianella, 65 anni, secondo autista del mezzo.
Ospite della puntata, il docente dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Raffaele Focaroli, che ha analizzato il dramma dal punto di vista sociale, culturale e psicologico.
“Il sindaco di Rieti è stato puntuale dal punto di vista istituzionale – ha detto Focaroli – quando ha invitato la comunità a interrogarsi per comprendere le responsabilità e le dinamiche sociali. Rieti non deve sentirsi colpevolizzata, ma deve comunque riflettere su quanto accaduto”.
Secondo Focaroli, questi episodi non nascono all’improvviso, ma “si sviluppano nel tempo”. Ha citato anche l’ex questore di Siena, Milone, ospite dello speciale di RietiLife Tv “Orrore e Vergogna”, ricordando come uno striscione con scritto ‘Rieti no al protocollo’ rappresenti “un segnale di rifiuto delle regole, un messaggio che porta già a uno stato di alterazione e a un senso di appartenenza distorto”.
“La società e la squadra – ha aggiunto – sono parte lesa. Si sono attivate subito e, come comunità, ci siamo sentiti in difficoltà, costretti a ribadire che Rieti non è questo. È positivo che la città reagisca, perché la nostra storia contraddice questi episodi”. Focaroli ha poi approfondito gli aspetti psicologici legati al comportamento violento: “L’essere umano si forma nel contesto in cui cresce. Questi ragazzi cercano approvazione, un riconoscimento che spesso trovano in ambienti come la curva, dove l’autostima cresce e ci si sente parte di un gruppo. Ma quando la ricerca di identità fallisce, può trasformarsi in violenza”.
Secondo Focaroli, alla base di certi atteggiamenti, c’è “una rigidità cognitiva e un’incapacità di adattarsi, che porta a ripetere schemi di appartenenza anche fuori tempo e contesto”. Sul comportamento di uno degli arrestati che avrebbe chiesto di parlare con la famiglia della vittima, Focaroli ha commentato: “Quando ci si spoglia dal gruppo e si resta soli, emergono le fragilità. Si chiede scusa, si piange, perché viene meno quella protezione collettiva che alimentava il senso di forza.” Infine, un passaggio sul ruolo dei contesti sportivi: “Allo stadio ci si comporta diversamente perché si esce da un sistema formale. Non si tratta di doppia personalità, ma di un contesto che può amplificare impulsi e fragilità. La violenza nasce anche dal bisogno di dimostrare qualcosa, ma quando scatta, non si sa mai dove può arrivare.”
Una puntata intensa e riflessiva, che ha provato a guardare oltre la cronaca, per comprendere le radici profonde di una tragedia che ha scosso Rieti e tutto il mondo dello sport.









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