Lavoro. Paolucci (Uil): “Cresce il ricorso alla Naspi. Lavoratori sempre più in difficoltà”

Tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e fondi di solidarietà quasi 1600 (1598 ad essere precisi) tra lavoratrici e lavoratori della provincia reatina hanno beneficiato lo scorso anno di ammortizzatori sociali a seguito della sospensione di rapporti di lavoro. Un numero lievemente inferiore rispetto al 2023 quando erano stati 1785. Sono invece cresciuti i beneficiari di Naspi, di disoccupazione agricola e di disoccupazione per collaboratori (dis-coll) che hanno raggiunto le 7522 unità, contro le 7321 del 2023. Dal focus che la Uil di Rieti e della Sabina ha elaborato su fonte Inps emerge nella sua drammaticità la condizione di difficoltà comune a tante lavoratrici e tanti lavoratori del territorio reatino. “Abbiamo rilevato lievi flessioni e incrementi – spiega Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana – ma questa alternanza però lascia più o meno in equilibrio il numero di donne e uomini che vuoi per una crisi industriale, o per scadenza contrattuale, o per mancato rinnovo del contratto di lavoro è ai margini del mercato del lavoro. Stiamo parlando di una condizione di incertezza che mortifica le aspirazioni e i sogni di migliaia di persone e che non offre lavoro stabile e sicuro”.

A confermare la tesi del sindacalista ci sono i dati di flusso relativi alle attivazioni contrattuali: Dei 13300 rapporti di lavoro siglati nel 2024 11mila sono stati atipici, soltanto 2300 hanno avuto un carattere stabile. Tradotto in percentuale significa che l’82,4 per cento dei nuovi rapporti di lavoro non è stato di natura stabile. Non solo: il tasso di disoccupazione in provincia è stato del 7,2 per cento (superiore alla media regionale che si è attestata al 6,3 per cento) e secondo soltanto a quello di Latina (9,2 per cento). Più alto della media regionale (31,6 per cento) anche il tasso di inattività: 32,3 per cento. “C’è uno stato di sofferenza nel tessuto produttivo reatino ormai conclamato – conclude Paolucci – Ed è uno stato di sofferenza destinato ad acuirsi se non si interviene in modo strutturale sulle cause che lo hanno generato. Sarebbe troppo lunga la lista degli errori commessi in passato che hanno però reso sempre meno economicamente appetibile il territorio. Adesso una concreta scialuppa di salvataggio potrebbe essere arrivare dall’inclusione della provincia reatina nella Zes unica, dalla quale inspiegabilmente siamo rimasti esclusi nonostante dal 2011 la Sabina è stata riconosciuta come area di crisi industriale complessa”.

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