Grande emozione e senso di responsabilità verso le aspettative della popolazione e le esigenze di una ricostruzione che ha bisogno di una accelerazione. Questo è stato il senso e il messagio del nono anno del tragico anniversario del sisma che, nel 2016, ha colpito Amatrice e le sue Frazioni. Una ricorrenza che è stata caratterizzata per la prima volta dal rifuto di invitare formalmente le istituzioni. Una scelta maturata dall’Amministrazione per due ragioni: dare dignità esclusiva al dolore e al lutto di un’intera comunità e un segnale forte di interlocuzione rivolto alla politica.
Dopo la veglia che si è tenuta durante la notte (partenza della fiaccolata per il centro storico, tientro presso il parco Don Minozzi, ore 3.36 lettura dei nomi delle vittime e rintocchi del campanone), momento estremamente toccante ed emozionante di condivisione comunitaria, questa mattina c’è stata la solenne deposizione della corona di fiori del governo, presso il monumento alle vittime de terremoto, sempre al parco Don Minozzi e subito dopo, la santa messa presso il Palazzetto dello Sport, officiata dal vescovo di Rieti, Sua Eccellenza Vito Piccinonna, il quale, nell’omelia, si è soffermato sulla necessità di pensare al futuro con spirito di comunione e solidarietà.
Presenti, oltre al sindaco Giorgio Cortellesi, intervenuti a titolo personale il commissario Guido Castelli, l’assessore Manuela Rinaldi, il deputato Paolo Trancassini. Un particolare ringraziamento va al coro di Amatrice e Accumoli e all’orchestra internazionale che ha impreziosito la santa messa. “Questo è il momento della consapevolezza, della ricostruzione realistica e non illusoria o demagogica – ha dichiarato il sindaco Giorgio Cortellesi – bisogna accelerare la ricostruzione, il disegno della città futura, dai servizi moderni ed efficaci alle infrastrutture, sempre nello spirito di unità che deve caratterizzare una comunità resiliente come la nostra. E ognuno deve fare la sua parte, nessuno escluso”.
«Nel Centro Italia, dopo nove anni, le lancette del 24 agosto restano ferme alle 3.36 di quella terribile notte. Una ferita ancora aperta nel cuore dell’Appennino centrale, che ci vede impegnati in una ricostruzione sicuramente difficile. Ma oggi è il giorno del rispetto e del silenzio. Ricordare le vittime del sisma è un dovere, così come è compito delle Istituzioni ricostruire borghi storici come Amatrice e Accumoli, restituendo un ruolo strategico anche a tutte le frazioni. Oggi è il giorno del ricordo, con la forza e la volontà di proseguire nel percorso di rinascita». Lo ha dichiarato l’assessore alla Ricostruzione della Regione Lazio, Manuela Rinaldi.
“Sono trascorsi nove anni dal sisma che distrusse Amatrice e colpì duramente molte località vicine, provocando la morte di 299 persone. Il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari. Fin dai primi momenti dopo la tragedia, il mondo delle imprese ha dimostrato concreta solidarietà verso le comunità colpite, contribuendo – insieme alle organizzazioni sindacali – con una raccolta fondi di sei milioni di euro a loro favore. Come Associazione, il nostro impegno non è mai venuto meno, collaborando costantemente con le istituzioni per semplificare e velocizzare le pratiche burocratiche”.
“Le ferite lasciate da quel terremoto sono ancora visibili. Sebbene si notino segnali positivi e un’accelerazione dei lavori, è necessario dare un’ulteriore spinta al processo di ricostruzione. Continueremo a chiedere con forza una maggiore semplificazione e rapidità nelle procedure, per sostenere cittadini e imprese e contribuire alla rinascita dei territori colpiti”.
“Nel Lazio, le richieste di ricostruzione privata presentate all’Ufficio Speciale Ricostruzione (USR) nei Comuni del cratere sono state circa 3.700, tra danni lievi, gravi a edifici abitativi e a strutture produttive. In circa il 45% dei casi, i contributi sono già stati approvati o erogati, a conferma che la maggior parte delle domande era ben fondata. È giusto riconoscere il lavoro svolto dal Commissario Guido Castelli, ma è altrettanto urgente proseguire con maggiore slancio, anche per contrastare il fenomeno dello spopolamento in queste aree”. Così in una nota Unindustria Rieti.
«Nove anni fa, il 24 agosto 2016, il terremoto devastò il cuore del Centro Italia, portando via vite, case, sogni. Oggi il dolore resta vivo, ma altrettanto viva è la forza straordinaria delle comunità che non hanno mai smesso di credere nel futuro. Stiamo accelerando con determinazione, cercando di recuperare il tempo perduto, a partire dall’ospedale di Amatrice, cuore pulsante di un territorio che deve tornare a vivere.
Pochi giorni fa ho voluto fare un sopralluogo proprio lì: per me è un impegno e un dovere morale verso questa comunità, che merita di riavere un presidio di cura e di dignità. La ricostruzione non è semplice, ma l’ospedale rappresenta un segnale concreto, un simbolo di rinascita, che si affianca ai tanti cantieri aperti, alle case che tornano ad accogliere famiglie, alle piazze che ricominciano a riempirsi di voci. Voglio dirlo con chiarezza a tutte le comunità colpite: non siete sole.
La Regione Lazio continuerà a camminare al vostro fianco, con rispetto, ascolto e impegno. Il vostro coraggio e la vostra resilienza sono un esempio per tutti noi. Oggi rinnovo la promessa: la ricostruzione andrà avanti, passo dopo passo, fino a quando queste terre non torneranno a essere piene di vita, di futuro e di speranza».
Lo dichiara il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
