“La mia lettera alla professoressa Elena Alvisini”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore che ha voluto tributare un omaggio a Elena Alvisini.

 

Alla mia Professoressa

Cara Professoressa,

Oggi non le parlo da semplice ex alunno.

Le parlo come un uomo che ha camminato sulle strade che lei ha indicato, e che ora si trova qui a renderle omaggio con ciò che più amava: le parole.

Lei non insegnava soltanto Italiano e Storia.

Lei insegnava a pensare.

A guardare il mondo con occhi curiosi, a interrogarlo senza paura.

Era — come avrebbe detto Socrate — una maieuta: colei che non dà risposte pronte, ma aiuta a far nascere le idee dentro chi l’ascolta. Ci ha insegnato che il sapere non è un possesso, ma un viaggio. Che la conoscenza è un mare infinito… e che la cultura non è un peso, ma un’ala.

Viveva il carpe diem di Orazio, ma non come un invito alla leggerezza effimera:

era piuttosto la scelta di dare valore ad ogni giorno, ad ogni incontro, ad ogni parola.

E ripeteva spesso memento audere semper:

non un motto vuoto, ma un richiamo stoico al coraggio, alla capacità di affrontare il destino con lo sguardo alto.

Come avrebbe detto Seneca: «Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.»

L’ultima volta che la vidi, fu di fronte alla palestra.

Il tempo si fermò.

Parlammo a lungo, e nei suoi occhi vidi l’orgoglio di chi non ha semplicemente insegnato nozioni, ma ha contribuito a forgiare un’anima.

Mi disse:

«Ale, sei sempre stato un’eccellenza.

Un ragazzo come te non mi è mai capitato.

Facevi fatica a ricordare i nomi… ma non hai mai dimenticato mia madre, mio fratello Simone.»

E poi, con la stessa intensità con cui un maestro antico affida al discepolo le sue ultime parole, mi disse:

«Ale… memento audere semper.

Ricorda di osare sempre e porta in alto il tuo dono più grande:

la dialettica e la retorica, unite alla tua intelligenza e alla tua passione per la cultura.»

Quelle parole oggi mi tornano alla mente come un testamento spirituale.

 

Lei amava la retorica come arte di convincere, ma ancora di più come arte di cercare la verità.

E sapeva che, come scriveva Platone: «Il pensiero è il dialogo silenzioso dell’anima con sé stessa.»

Professoressa, oggi io so che non se n’è andata del tutto.

Perché chi vive nel sapere e nella bellezza delle idee… non muore mai davvero.

Oggi la immagino attraversare una biblioteca infinita,

dove ogni scaffale è un frammento di memoria

e ogni libro è una vita che lei ha toccato.

E quando la notte guarderò il cielo, non vedrò solo stelle:

vedrò pagine luminose.

E saprò che una di quelle… è la sua.

Addio, Professoressa… ma non addio per sempre.

Perché ogni volta che avrò il coraggio di osare,

la sentirò ancora una volta sussurrarmi:

«Memento audere semper.»

 

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