Un’icona controversa del paesaggio reatino potrebbe presto cambiare volto. Stiamo parlando della celebre scritta DVX sul Monte Giano, realizzata nel 1939 con oltre 20mila pini per celebrare Benito Mussolini e visibile a chilometri di distanza.
L’architetto e landscape designer Angelo Renna propone di trasformarla in un’opera di land art contemporanea, senza cancellarne la storia ma arricchendola di nuovi significati. Lo riporta Art Tribune.
La pineta, estesa per circa otto ettari, subì gravi danni nell’agosto 2017 a causa di un incendio, che colpì in particolare le lettere U e X. Nel 2018 alcuni membri di CasaPound ripristinarono la leggibilità della scritta.
Oggi Renna lancia il progetto “The Forest of Love”, una provocazione artistica e paesaggistica: piantare 1.000 alberi di prunus (ciliegi selvatici e altre specie tipiche dell’Appennino) all’interno e intorno alla scritta, creando due nuovi “segni” visibili dall’alto.
Il primo, un sinuoso “scarabocchio floreale” bianco e rosa in primavera, attraverserebbe le lettere DVX. Il secondo, un cuore collocato più in basso, come gesto d’amore su un luogo legato a una pagina complessa della storia italiana.
Per Renna l’obiettivo non è la cancel culture, ma una trasformazione simbolica: “Creeremmo una foresta mista, più ricca e diversificata dell’attuale. È un atto critico verso il passato, ma anche un monumento contemporaneo, un monito per le generazioni future”.
L’idea unisce memoria storica e sensibilità ambientale, ponendo al centro il valore ecologico e la necessità di ampliare la biodiversità.
Il destino della Pineta DVX divide da anni opinione pubblica e istituzioni tra chi vuole mantenerla intatta e chi ne chiede la rimozione. L’intervento di Renna si propone come terza via, capace di mantenere il patrimonio arboreo e allo stesso tempo reinterpretarne il significato.
Resta da capire se il progetto troverà sostenitori pronti a realizzarlo. Intanto, la proposta ha già acceso un nuovo capitolo nel dibattito sul rapporto fra storia, natura e arte contemporanea.
Foto: Angelo Renna ©