Emanuele Coretti si è spento a pochi giorni dal suo 53° compleanno, che avrebbe festeggiato il prossimo 3 agosto. Classe 1972, originario di Poggio Fidoni e residente a Rieti, era un uomo conosciuto e stimato, in servizio nella Polizia di Stato.
Affrontava da tempo una malattia che lo aveva colpito in più momenti e in diverse forme. Nonostante le ricadute e le difficoltà, ha combattuto con una forza straordinaria, affrontando ogni fase della sua battaglia con il coraggio di un guerriero. Anni di lotta tra alti e bassi, senza mai arrendersi.
Grande appassionato di sport, Emanuele ha sempre avuto un forte legame con il calcio a 5. Ha seguito per anni la maglia della Spes Poggio Fidoni, squadra del suo paese d’origine, diventando un fedele sostenitore anche del progetto Ci Vuole Un Senso, che seguiva con grande affetto, ovunque.
A piangerlo oggi sono la moglie Francesca e i tre figli, insieme a tutta la comunità che lo ha conosciuto e amato. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma anche il ricordo indelebile di un uomo forte, leale e appassionato, che ha saputo lasciare un segno nella vita di chi gli è stato accanto.
Alle famiglie Coretti e Rotili le più sentite condoglianze del direttore di RietiLife Emiliano Grillotti
Il ricordo del professore Alessio Angelucci:
Emanuele, un esempio tra Scuola e Famiglia
Sono il professore di una delle figlie di Emanuele, ma nel tempo ho avuto il privilegio di insegnare a tutti e tre i suoi ragazzi. Non è sempre scontato riuscire a seguire un’intera famiglia nel proprio percorso scolastico, e ancor meno lo è incontrare un genitore come lui. Con Emanuele, da subito, si è instaurato un rapporto di stima e fiducia che nel tempo è diventato amicizia. Una persona che ha sempre creduto profondamente nel valore del rapporto tra Scuola e Famiglia, e che non si è mai sottratto a quell’impegno prezioso e delicato che è il fare da ponte tra questi due mondi. È stato rappresentante di classe in anni in cui sempre meno genitori si offrono per quel ruolo, considerato spesso scomodo o superfluo. Per lui, invece, era una responsabilità naturale, quasi un dovere morale: un modo concreto per dare ai figli un esempio ulteriore, fatto non solo di parole ma di presenza. Emanuele era umile, aperto al confronto, sempre disponibile ad ascoltare i consigli degli insegnanti. Mai invadente, mai polemico, sempre dalla parte della crescita, del rispetto reciproco, della fiducia nell’istituzione scolastica. Un atteggiamento che oggi è tutt’altro che scontato, ma che fa la differenza, e la fa sul serio, quando si guarda ai risultati: i suoi figli stanno crescendo bene, con valori solidi, educati alla responsabilità e al rispetto, e questo non succede per caso. Ha continuato a partecipare, a esserci, anche nei momenti in cui si intuiva che la fatica era aumentata. Con discrezione, con dignità. Non ha mai fatto pesare nulla a nessuno, e proprio per questo la sua presenza diventava ancora più eloquente: un esempio di forza silenziosa, un modello per tutti noi. A sua moglie e alla famiglia tutta, oltre al mio personale abbraccio, voglio dare una certezza: la Scuola, quella in cui Emanuele ha creduto con tutto sé stesso, non li lascerà mai soli. Perché quando un genitore riesce a essere così profondamente alleato della scuola, non lo fa solo per i suoi figli, ma lascia un’eredità che si estende a tutta la comunità.
Grazie Emanuele. Per la fiducia, per la stima, per la tua lezione.
Non la dimenticheremo.