Renzo De Felice, una memoria ancora senza targa
Tito Cheli: “Dov’è finito l’omaggio annunciato al più grande storico del fascismo?”
Sono passati mesi dalla mia segnalazione pubblica del luogo di nascita di Renzo De Felice, considerato tra i massimi studiosi del fascismo a livello internazionale, e dalla successiva istituzione del Premio Nazionale “Città di Rieti – Renzo De Felice”. Eppure, ad oggi, nessuna targa commemorativa è stata ancora collocata sul palazzo dove lo storico vide la luce.
Parliamo del vecchio ufficio della dogana, situato all’interno del Palazzo dell’ex Convitto Nazionale in Piazza Mazzini, dove la famiglia De Felice risiedeva: il padre, infatti, era titolare dell’ufficio del dazio.
A suo tempo era stata annunciata ufficialmente l’intenzione di onorare quel luogo con un segno tangibile della memoria, ma nulla è stato fatto. È legittimo dunque domandarsi: qual è l’impedimento? È una questione logistica? Burocratica? Oppure, più sottilmente, si tratta di un ostacolo culturale o politico?
In una città che spesso fatica a riconoscere e valorizzare le sue eccellenze, il ritardo suona come un segnale di disattenzione o – peggio – disinteresse verso figure di prestigio nazionale e internazionale come quella di De Felice.
Ai rappresentanti delle istituzioni, locali e non, ai partiti, ai movimenti e alle liste civiche – Fratelli d’Italia, Amici di Rieti, Cugini di Campagna e Federati – dico: per le scaramucce c’è tempo. Ma la cultura, la memoria e il rispetto della storia non possono attendere.
L’auspicio è che si rompa questo silenzio e si proceda con un atto tanto semplice quanto significativo: una targa che dica, con dignità e orgoglio, “qui nacque Renzo De Felice”.
Perché ogni città è fatta anche di ciò che decide di ricordare.
Tito Cheli
Giornalista