Rivolta nel carcere di Rieti: cinque agenti feriti, incendi e devastazioni. Il SAPPE: “Serve una risposta forte dallo Stato”

Conta dei danni, in carcere a Rieti, dopo le devastazioni che ieri hanno provocato follia e violenza, con cinque poliziotti in carcere contusi e feriti dalla frangia violenta dei detenuti, responsabili delle devastazioni: “E’ stata una giornata infernale, che se non degenerata ulteriormente è solamente grazie alla professionalità ed al coraggio dei poliziotti penitenziari in servizio, che hanno comunque pagato un alto prezzo per la loro abnegazione: cinque, infatti, sono stati i colleghi finiti in ospedale”, spiega Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “I violenti hanno provocato l’incendio di una Sezione intera, oltre ai locali della saletta materassi tavolo da ping pong. Per altro, uno dei cinque poliziotti feriti è stato colpito da una violenta testata al volto da un detenuto dopo che gli aveva rinvenuto un coltello rudimentale nascosto addosso. Insomma, una giornata di follia e violenza per la quale è necessario quantificare l’entità dei danni, seppur ad occhio già ingenti”. Somma esprime “preoccupazione” per questo ennesimo grave evento critico che si è verificato in un carcere del Lazio: “Viterbo, Regina Coeli, Rebibbia, Casal del Marmo, Velletri, Frosinone e ora Rieti: sono solamente alcune delle ultime strutture detentive regionali in cui si sono verificati gravi episodi violenti”, prosegue il sindacalista, che pur rinnovano il “plauso del SAPPE al personale dell’Istituto di Rieti che ha saputo gestire con fermezza e professionalità la situazione”, chiama in causa direttamente “chi ha ruoli di responsabilità regionale dell’amministrazione penitenziaria. Non si può continuare a restare inerte, a non prendere iniziative a favore delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nelle varie carceri del Lazio”, conclude.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE esprime sconcerto per le fiamme appiccate dai detenuti: “E’ ancora vivo in tutti noi quel che avvenne il 3 giugno 1989, nel carcere di Torino, quando alcune detenute fecero volare pezzi di stoffa incendiati per effetto del quale presero fuoco i materassi accatastati e le fiamme aggredirono il braccio femminile. Persero la vita 8 detenute e 2 agenti del penitenziario, Rosetta Sisca e Maria Grazia Casazza. Ed è dunque da delinquenti, da sciagurati ed irresponsabili commettere atti incendi in carcere …”. E si rivolge direttamente al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove: “Abbiamo apprezzato molto, ed apprezziamo, quel che il Governo ha fatto per la Corpo di Polizia Penitenziaria, sia in termini di assunzioni che di modifiche normative a favore dell’operatività dei Baschi Azzurri. I responsabili delle violenze di Rieti devono essere assolutamente puniti. Se sono detenuti stranieri, devono essere subito espulsi dall’Italia: se invece sono connazionali, devono finire di scontare la pena in un’isola, magari riaprendo Pianosa e l’Asinara. Chiunque aggredisce un appartenente alle Forze di Polizia nell’esercizio delle sue funzioni istituzioni, aggredisce non solo la persona fisica ma attacca lo Stato. Lo stesso chi devasta le carceri. E la risposta deve essere ferma e tale da impedire gravi fenomeni di emulazione: per questo confidiamo che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove ci ascolti”.
Il segretario generale del SAPPE ricorda essere decenni “che, come primo Sindacato del Corpo, chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari”. E richiama, infine, il discorso qualche giorno fa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e le sue indicazioni per superare l’emergenza penitenziaria“è particolarmente importante che il sistema carcerario disponga delle risorse necessarie, umane e finanziarie, per assicurare a ogni detenuto un trattamento e un regime di custodia che si fondino su regole basate su valutazioni attuali per ciascuno, con obiettivo rivolto al futuro. E tutto questo, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, questo deve essere fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione; per rispetto del nostro lavoro; per rispetto della storia del Corpo di Polizia penitenziaria; per rispetto dei suoi Caduti: vittime del terrorismo, della criminalità. E che ricordiamo con commozione”.
 
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