Rivolta in carcere: fiamme e fumo al secondo piano, detenuti intossicati. Cisl: “Sovraffollamento, è emergenza”

(ch.di.) Una nuova e preoccupante rivolta dai contorni da appurare è scoppiata nelle ultime ore all’interno del carcere di Rieti. Alcuni detenuti, secondo quanto emerso, hanno occupato alcune aree dell’istituto penitenziario normalmente interdette al loro accesso. La situazione è ancora in evoluzione e sul posto, all’esterno, si registra presenza di equipaggi di Polizia (con la Squadra Mobile guidata da Marco Stamegna) e Carabinieri. All’interno opera la Polizia Penitenziaria: i detenuti e gli agenti penitenziari sono in attesa anche delle determinazioni dei Vigili del Fuoco dopo l’incendio. Non si escludono trasferimenti di decine di detenuti in altri istituti qualora parte dell’istituto non fosse agibile.

Stando alle prime informazioni raccolte, si sono sviluppate delle fiamme all’interno dell’istituto, al secondo piano, evidentemente appiccate da detenuti in protesta con l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno provveduto a contenere l’incendio. Non risultano feriti tra i detenuti o il personale penitenziario, ma il fumo ha invaso più piani del carcere, soprattutto il secondo. Alcuni sono rimasti lievemente intossicati.

Il carcere di Rieti vive da tempo una situazione di emergenza legata al sovraffollamento e alla carenza di organico. Attualmente nella struttura si trovano 493 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 295 posti, con un esubero di 198 presenze. Una condizione esplosiva, resa ancor più critica dalla mancanza di personale: il corpo della Polizia Penitenziaria registra un organico ridotto del 32%, pari a circa 56 unità in meno rispetto al necessario.

A intervenire sulla vicenda – per l’ennesima volta, come fanno sempre i sindacati di Polizia Penitenziaria – è stata anche la Fns Cisl Lazio, che ha denunciato con forza l’inadeguatezza delle condizioni lavorative del personale: “Il sovraffollamento rende inaccettabili le condizioni di lavoro del personale penitenziario – ha dichiarato il sindacato –. Serve una risposta concreta e immediata da parte delle autorità competenti. Solo superando il sovraffollamento sarà possibile tornare a garantire un controllo efficace dei detenuti e assicurare condizioni di vita dignitose, nel rispetto dei diritti umani e della Costituzione”.

Il sindacato sottolinea inoltre che la sicurezza e la funzione rieducativa della pena vengono inevitabilmente compromesse in un contesto così saturo e privo di risorse. “Con il sovraffollamento non c’è rieducazione – conclude la Fns Cisl Lazio –. Deve essere chiaro a tutti che il sovraffollamento comprime sia la sicurezza che il trattamento”.

L’episodio odierno richiama alla mente un’altra rivolta avvenuta nel marzo del 2020, in pieno avvio della pandemia da Covid-19. In quell’occasione, l’istituto di Rieti fu teatro di gravi disordini, culminati con incendi, devastazioni e alcuni decessi per overdose, come riportato allora dalla stampa nazionale e dai sindacati.

Foto: Emiliano GRILLOTTI ©

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