Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Maurizio Perelli.
Fortunatamente la politica reatina ancora non ha partorito l’intitolazione della pista da sci nordico Tre Faggi-Cinque Confini a Settimio Perelli, mente del circuito terminillese per un ventennio. Ci siamo risparmiati un po’ di parole di circostanza, provo ad intuirne tre o quattro: doveroso, sacrificio, rilancio (immancabile quando si parla del Terminillo), esempio per tutti.
In realtà mio papà, che quella pista l’ha costruita prima coadiuvato da una serie di amministratori illuminati come Cesare Giuliani, Rufino Battisti e Giosuè Calabrese, dopo questi tre galantuomini nel Palazzo d’Oltrevelino era considerato giusto un mezzo visionario buono giusto per dimostrare l’impegno della Provincia sulla montagna (papà muore nel 2014, per chi volesse farsi un’idea più precisa). Un impegno che visti i risultati conseguiti, avrebbe dovuto essere molto più concreto e in ultimo rispettoso. Aveva dimostrato che con una spesa minima si poteva fare turismo sul serio. Non chiacchiere. Beninteso papà, a differenza mia, credeva che il vero volano fosse comunque l’alpino. Ma intanto cheto cheto il modello di sviluppo proposto portava sul circuito numeri molto interessanti, per l’intero indotto. Chi c’era lo ricorderà.
Nel 2022, a otto anni dalla morte, la Provincia di Rieti targata Calisse recepisce un’indicazione della Scuola Sci Terminillo sull’intitolazione della Superiore Tre Faggi, anche considerando che sempre papà l’aveva resa pedonale. Approvazione all’unanimità.
Sui social tutti plaudono, tranne qualche socio Cai che ritiene che quella strada si chiami sentiero Planetario. In famiglia ci mettiamo ad attendere l’invito per il taglio del nastro, ma ad oggi la pratica è ferma.
A chi non va bene l’intitolazione?
Disturba il modello proposto da papà? Pressioni varie? Giochi di politica?
Chiedo lumi, visto l’atto formale provinciale, al Presidente Cuneo.
In fede
Maurizio Perelli