Sinibaldi: “Oggi tre anni da sindaco di Rieti. La mia partita continua per il rilancio”

Post del sindaco Sinibaldi, eletto esattamente tre anni fa. 

3 anni da Sindaco: la Partita di Rieti
Amministrare una città come Rieti è un compito gravoso. Una realtà piccola ma difficile, complessa e delicata. Una città con un tessuto economico fragile ma pieno di eccellenze, un potenziale turistico enorme nonostante un gap infrastrutturale storico, una città che non cresce da anni ma che non arretra, che resiste, al Covid, al sisma, alle crisi. Nella mia esperienza di 8 anni ormai ho avuto la fortuna di attraversare 2 fasi distinte. La prima al fianco del Sindaco Cicchetti, una fase dura, di recupero, di resistenza, dove abbiamo affrontato il post sisma, la tragedia del Covid, il rischio del dissesto ereditato dalla giunta di sinistra, i debiti, la disorganizzazione dell’ente, una forte crisi economica. Un periodo in cui abbiamo dovuto giocare in difesa, per evitare altri strappi sociali ed economici. Un primo tempo in cui alla città serviva un allenatore di esperienza, prudente, padrone della macchina amministrativa, fermo, che impostasse il gioco e Antonio Cicchetti è stato il miglior interprete che Rieti avesse a disposizione per superare quel periodo e a lui è toccato mettersi sulle spalle questo compito, fatto di un gran lavoro dietro le quinte e meno nastri da tagliare.
Il 2022 ha aperto una seconda fase. Un periodo in cui si erano create le condizioni politiche e amministrative per finalizzare una serie di cambiamenti strutturali. Sono gli anni della ripartenza in Italia, del PNRR e anche a Rieti si respira una voglia di rilancio, di riscatto. Si apre un secondo tempo per cui alla città serve un allenatore il cui bagaglio di esperienza non appesantisca le gambe, che provi ad osare, a parlare a quei reatini che rischiano di andare altrove – ora che i blocchi della pandemia sono superati – per investire, studiare o costruire una famiglia. Serve lanciare delle sfide nuove, una traiettoria da inseguire, cambiare il passo. Nel pieno del Giugno Antoniano di quell’anno, Rieti sceglie il suo nuovo Sindaco e mi consegna queste speranze. Insieme a me viene eletto un nuovo consiglio, con tanti nuovi ingressi e qualche volto noto. Sconfiggiamo al primo turno una sinistra incapace di rigenerarsi, fuori dal tempo e dalla storia, non connessa con un’epoca che corre veloce. Serve una squadra diversa, meno esperta forse ma maggiormente dinamica, meno inserita negli schemi asfissianti della politica ma più agile nella società, più al dentro del tessuto economico, sociale, professionale. E’ il momento di far alzare qualcuno dalla panchina e provare a cambiare lo schema di gioco, servono altri interpreti e un po’ di freschezza nelle gambe per sostituire chi ha già corso troppo. Con questo spirito, con l’esclusivo e unico obiettivo di vincere la partita del riscatto della città, si inizia a lavorare su strade che ci hanno portato a ottenere risultati fondamentali in soli 3 anni. La messa a terra del PNRR per trasformare strutturalmente la città, il recupero del patrimonio pubblico, l’apertura dell’università e in particolar modo della facoltà di medicina, l’assegnazione di grandi eventi sportivi internazionali – Europei di atletica 2026 e Mondiali di volo a vela 2027 – la Capitale Italiana della Cultura insieme a L’Aquila nel 2026. E ancora, la certificazione del riordino delle finanze dell’Ente da parte della Corte dei Conti con il nuovo piano di riequilibrio, il perfezionamento del coraggioso percorso di ripubblicazione di ASM, che ci ha visto vincenti in ben tre Tribunali, la svolta sulle infrastrutture, dagli svincoli di accesso della città alla messa in sicurezza delle gallerie, passando per i nuovi ponti, la riqualificazione delle strade e a breve la partenza del raddoppio della Salaria. Quest’ultimo favorito anche dall’intuizione della nomina di Manuela Rinaldi come assessore regionale, altra sfida vinta di una nuova classe dirigente che ha osato battere i pugni sui tavoli della Capitale. E ancora, il cambio di paradigma sulla sanità, che veniva da una stagione disastrosa e che sta tracciando un percorso ambizioso, restituendo dignità ai medici, ai sanitari e a tutti gli operatori. Si accendono le luci della politica italiana e regionale su Rieti, con attenzioni continue sostanziate da investimenti e risorse e favorite da un lavoro enorme del deputato di questo collegio, l’On. Paolo Trancassini, che diventa nei fatti il nostro primo ambasciatore a Roma. Si riannoda quel rapporto, in passato fortemente discontinuo, tra il capoluogo e la provincia grazie alla Presidenza di Mariano Calisse prima e di Roberta Cuneo poi; tutti ingranaggi di un meccanismo di quel centrodestra capace di ritrovare il territorio come prospettica politica, basato anche su una sana competizione a chi fa di più e meglio che diventa misura, anche dura, di selezione interna.
Come in tutte le storie però, soprattutto in quelle che raccontano di grandi trasformazioni e cambiamenti, c’è chi rimane indietro, chi non si connette con il motore che aumenta i giri, e continua a camminare con la testa rivolta all’indietro. E’ il caso del giocatore che tira la maglia all’allenatore che lo sostituisce e se ne va negli spogliatoi a fare la doccia incurante del risultato finale della sua squadra. O quello di chi, insignito della fascia di capitano, sferra una testata all’avversario nella finale dei Mondiali e porta a casa, oltre alla sconfitta, anche il marchio che gli rovinerà la carriera. Capita nel calcio e capita in politica, soprattutto nella nostra bella città che in molti ha purtroppo preservato la propensione alla cura esclusiva del proprio orto. Ed è qui che deve intervenire un bravo allenatore, perché le sfide si vincono con la squadra, con gli esempi, con il senso di appartenenza, con la capacità di mettere il risultato di tutti davanti al proprio. Non si può fare opposizione dichiarandosi in maggioranza, come non si può essere maggioranza comportandosi da opposizione. Non si può pretendere di mettersi le medaglie senza correre, sudare e lottare per la squadra. Chi oggi si agita, ordisce, mistifica, finge di rappresentare qualcosa che vada oltre se stesso e i propri miseri interessi personali non ha dichiarato guerra al potere, né all’arroganza ma è semplicemente vittima di sé stesso, della propria incapacità di leggere i processi e diventarne parte attiva. La politica è pensiero e azione, è servizio e guida; scomodarne la portata storica richiamandola in servizio per meri tentativi di sabotaggio dell’azione amministrativa non contribuirà a costruire nessuna alternativa. Le alternative si costruiscono con l’obiettivo di riempire i cuori, non le proprie tasche pretendendo incarichi o scatti di carriera. I disertori, coloro che preferiscono nascondersi tra le montagne e preparare gli attentati, non sono mai portatori di un cambiamento reale, sono solo funzionali al tentativo di sfasciare ciò che esiste, senza prospettive né futuro.
Per noi, invece, il domani è al centro delle preoccupazioni quotidiane; il nostro unico e solo obiettivo è ciò che riusciremo a lasciare a chi ci sarà dopo di noi. Questa è la strada che ha tracciato il centrodestra in questa città e a parlare per noi sono e saranno i cantieri che avanzano ogni giorno, gli studenti che affollano le nuove sedi universitarie, le associazioni che progettano e creano nuovi servizi, gli imprenditori che scommettono sulla città perché sono tornarti a crederci. Questa è ancora la partita di Rieti, la scommessa che ci hanno chiesto di fare i cittadini, alla luce del sole, non rintanati come topi a tramare nell’ombra, con amore e dedizione, senza bramosie. Ed è proprio ed esclusivamente questo ciò che faremo. Fino all’ultimo giorno.
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