“Archiviano, ma il rispetto dov’è?”. Lo sfogo dello zio di Beatrice Belcuore dopo l’archiviazione del caso

“Immaginavo archiviassero, ma mi aspettavo quantomeno un contenuto più rispettoso nei confronti di una famiglia che ha sacrificato ogni cosa per le istituzioni.” È una frase amara, che pesa come un macigno, quella pronunciata da Davide Belcuore, zio di Beatrice, la giovane Allieva Maresciallo trovata senza vita nella Scuola dei Carabinieri di Firenze nell’aprile 2024 dopo un gesto estremo.

Il Giudice per le indagini preliminari di Firenze ha disposto l’archiviazione del procedimento, accogliendo la richiesta del PM. Secondo l’ordinanza, non ci sarebbero elementi che facciano pensare a responsabilità esterne nel gesto estremo di Beatrice, in particolare della Scuola Allievi. I genitori, che avevano presentato opposizione, avevano chiesto nuovi accertamenti, tra cui la riesumazione del corpo e l’analisi del telefono della figlia.

Ma oggi resta il dolore, amplificato – secondo i familiari – da un’ordinanza che minimizza il contesto umano e il grido d’aiuto lanciato dalla ragazza e ignorato. “Beatrice non era una persona fragile – ribadisce lo zio – ma una giovane donna sensibile, che chiedeva ascolto. Le istituzioni che dovevano proteggerla l’hanno lasciata sola”. Una ferita che non si chiude. Non con un’archiviazione. E nemmeno con il silenzio.

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