Occupazione nel Reatino. Paolucci (Uil): “Rieti seconda provincia per numero di attivazioni contrattuali atipiche”

Quanti sono i lavoratori reatini con un contratto a tempo parziale? Quanti invece quelli con un contratto di lavoro stabile? A queste e altre domande risponde il dossier della Uil del Lazio e dell’Istituto di ricerca Eures “Occupazione, retribuzioni e precarietà nei territori del Lazio”, realizzato in occasione della tappa romana della Carovana Uil, che per due giorni ha affrontato i temi della precarietà e della sicurezza sul lavoro.

“Il lavoro a tempo non è soltanto lavoro precario – afferma Alberto Paolucci, Segretario della Uil di Rieti e della Sabina Romana – il più delle volte è anche lavoro povero, mal retribuito. E il lavoro povero incide non poco la qualità dell’occupazione nella nostra come nelle altre province laziali e italiane”. A sostegno della tesi del segretario reatino, ci sono i numeri del dossier. Gli ultimi dati resi pubblici dall’Inps e analizzati dalla Uil Lazio e dall’Eures parlano chiaro: la retribuzione media annua di un lavoratore dipendente del settore privato con un contratto a tempo pieno nel 2023 è stata di 23140 euro, quella di un tempo parziale è precipitata vorticosamente a 10847, facendo registrare una differenza di più di 12mila euro.

“Considerando che sono stati 4255 gli uomini e 6824 le donne ad aver avuto un contratto part time – spiega l’esponente sindacale – si fa presto a determinare il numero delle persone della nostra provincia che pur se occupate hanno fatto tremendamente fatica ad arrivare a fine mese”. I dati di flusso del 2024 relativi alle attivazioni contrattuali sono pessimi, se letti nella prospettiva di un lavoro stabile e sicuro. Dei 13300 rapporti di lavoro siglati nella Sabina 11mila sono stati atipici, soltanto 2300 hanno avuto un carattere stabile. Tradotto in percentuale significa che l’82,4 per cento dei nuovi rapporti di lavoro non è stato di natura stabile. In questa triste classifica dopo Latina con 82,6 per cento, ci collochiamo noi. Segue Roma (80,9%), Viterbo (79,7 per cento), Frosinone (77,8 per cento).

Lo scenario che fa emergere il dossier fa a pugni con chi si ostina a rivendicare l’aumento occupazionale come un successo politico. Aumento che effettivamente nel 2024 c’è stato: tra lavoratori dipendenti e indipendenti l’Istat ne ha certificati 60mila (35mila gli uomini, 25mila le donne). Rispetto al 2023 la provincia ha guadagnato mille occupati in più. Stabile invece nel confronto del biennio il numero degli inattivi: 30mila (18mila donne, 12mila uomini).

“Quanto altro tempo dovrà passare per far capire a chi governa che la precarietà è discriminazione – conclude Paolucci – La Uil da tempo, anche attraverso la mobilitazione #NoAiLavoratoriFantasma è impegnata affinché situazioni di precariato, di sfruttamento, di trattamenti economici insufficienti vengano cancellati una volta per tutte dalla realtà quotidiana. E’ questa la strada per restituire dignità a tante lavoratrici e tanti lavoratori”.

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