(di Valentina Fabri) Domenica 8 e lunedì 9 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne non solo per eleggere sindaci e consiglieri in molte realtà locali, ma anche per esprimersi su cinque quesiti referendari che toccano temi centrali della vita sociale e lavorativa del Paese: licenziamenti, precarietà, sicurezza sul lavoro e cittadinanza.
I referendum, di natura abrogativa, sono stati promossi dalla CGIL e da alcune sigle civiche. Per essere validi, dovranno raggiungere il quorum: almeno il 50% più uno degli aventi diritto dovrà recarsi alle urne. Una novità significativa riguarda gli elettori fuori sede, che per la prima volta potranno votare da un Comune diverso da quello di residenza, purché vi risiedano da almeno tre mesi per motivi di studio, lavoro o salute.
I CINQUE QUESITI IN DETTAGLIO
- Scheda verde chiaro – Licenziamenti e contratto a tutele crescenti
Il primo quesito mira a cancellare una parte del Jobs Act che esclude il reintegro per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle aziende con più di 15 dipendenti. L’abrogazione della norma ripristinerebbe il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiusto.
- Scheda arancione – Licenziamenti nelle piccole imprese
Il secondo quesito punta a eliminare il tetto massimo dell’indennità (sei mensilità) per i lavoratori di piccole imprese licenziati senza giusta causa. L’abrogazione parziale consentirebbe un risarcimento più equo e proporzionato al danno subito.
- Scheda grigia – Contratti a termine e obbligo di causale
Il terzo referendum propone di reintrodurre l’obbligo della causale per i contratti a termine inferiori a 12 mesi. Una misura che punta a frenare l’abuso di contratti precari e rafforzare le tutele per i lavoratori temporanei.
- Scheda rosso rubino – Sicurezza sul lavoro e responsabilità negli appalti
Il quarto quesito riguarda la responsabilità solidale delle aziende in caso di infortuni subiti da lavoratori di imprese appaltatrici. L’obiettivo è estendere la responsabilità del committente anche ai rischi specifici dell’appalto, non solo a quelli generici, aumentando le garanzie per la sicurezza dei lavoratori.
- Scheda gialla – Cittadinanza per stranieri
Infine, l’ultimo quesito riguarda l’immigrazione e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il tempo di residenza legale necessario a uno straniero extracomunitario maggiorenne per richiedere la cittadinanza italiana.
I PARTITI: TRA SÌ, NO E ASTENSIONISMO
Il panorama politico è tutt’altro che compatto. Le forze politiche si muovono in ordine sparso, con divergenze anche all’interno dei singoli partiti.
Centrodestra: la strategia dell’astensione
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono contrari a tutti e cinque i quesiti e invitano gli elettori a non votare, nel tentativo di far fallire il raggiungimento del quorum. Un’astensione “consapevole” che, nelle intenzioni, dovrebbe bloccare il cambiamento normativo.
Centrosinistra: le divisioni del PD
Il Partito Democratico, sotto la guida di Elly Schlein, si è ufficialmente espresso per il Sì a tutti e cinque i quesiti. Tuttavia, l’unità è solo di facciata. Numerosi esponenti dell’area riformista – tra cui Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Pina Picierno e Giorgio Gori – hanno annunciato che voteranno solo per i quesiti su cittadinanza e sicurezza sul lavoro, esprimendo riserve su quelli che toccano il Jobs Act, riforma simbolo della stagione renziana.
M5S e sinistra ecologista: linea chiara
Il Movimento 5 Stelle appoggia apertamente i quattro quesiti sul lavoro, lasciando libertà di coscienza sul quesito sulla cittadinanza. Il leader Giuseppe Conte ha dichiarato che voterà Sì anche su quest’ultimo. Alleanza Verdi-Sinistra è l’unica formazione che sostiene con convinzione il Sì a tutti i quesiti.
Terzo polo: posizioni articolate
Carlo Calenda e il suo partito Azione hanno criticato il ricorso al referendum come strumento, ma hanno annunciato un Sì sulla cittadinanza e No sugli altri quattro quesiti legati al lavoro. Più articolata la posizione di Italia Viva: Matteo Renzi ha dichiarato il Sì al quesito sulla cittadinanza, No a quelli su licenziamenti e contratti, lasciando libertà di voto su appalti e piccole imprese.
Più Europa ha deciso di sostenere due Sì (cittadinanza e sicurezza sul lavoro) e tre No (tutele crescenti, piccole imprese, contratti a termine).
UN VOTO DECISIVO PER LAVORATORI E CITTADINI
Le consultazioni referendarie del 8 e 9 giugno rappresentano un passaggio importante per il futuro del lavoro e dei diritti civili in Italia. I promotori invitano a partecipare attivamente al voto, sottolineando la rilevanza delle scelte in gioco: “Non si tratta solo di norme – afferma la CGIL – ma di vite, di tutele, di dignità”.
Con l’astensionismo che rischia di invalidare il voto, il risultato resta tutt’altro che scontato. In gioco ci sono scelte che riguardano la quotidianità di milioni di lavoratori, precari, immigrati. Ma prima di tutto, c’è da vincere la sfida del quorum.