Riceviamo e pubblichiamo una lettera adi una lettrice.
Vivo a Rieti da quasi otto anni. Vengo dal Nord, sono arrivata per caso… e poi sono rimasta per scelta.
Ho deciso di scrivere queste parole dopo tanti confronti avuti negli anni con cittadini Reatini. Confronti sinceri, ma spesso amari. Più di una volta mi sono sentita dire che qui “non c’è niente”, che “non vale la pena restare”. Addirittura in questi giorni, proprio ieri, un altro signore mi ha detto con rassegnazione che Rieti è una città senza futuro, e anche in quel caso, come sempre, ho espresso il mio disappunto, con il cuore. Perché io, Rieti, la vedo in modo diverso.
Non è stato un colpo di fulmine, lo ammetto. Ma giorno dopo giorno questa città mi ha conquistata in silenzio. Con i suoi ritmi lenti, i suoi cieli limpidi, le montagne vicine, l’acqua che canta ovunque e quell’atmosfera che altrove, credetemi, non si trova più.
Eppure, da subito, mi sono accorta di una cosa che mi ha lasciata spiazzata: i primi a non credere in Rieti sembrano essere proprio i Reatini.
“Qui non c’è nulla”, “non succede mai niente”, “bisogna andarsene”. Quante volte ho sentito queste frasi, dette come se fossero verità assolute. Ma io no, io non riesco a vederla così. Perché Rieti ha un’anima, e io l’ho sentita forte. Forse più forte di voi che ci siete nati.
E allora mi chiedo: quando avete smesso di crederci? Quando avete iniziato a guardare questa città solo con delusione?
Lo so che non è facile. So che ci sono problemi, che ci si sente fermi, dimenticati. Ma questi problemi, amici miei, non sono solo vostri. L’Italia intera lotta ogni giorno. Non è vero che “Rieti è morta”. È semmai addormentata, perché chi dovrebbe svegliarla — siete voi.
Non servono miracoli. Basta uno sguardo nuovo. Basta riconoscere ciò che c’è di buono, senza darlo per scontato. Rieti è bella. Vera. Umanissima. Ma come ogni cosa bella, ha bisogno di essere amata per brillare.
Vi scrivo in forma anonima perché la firma non conta. Quello che conta è il messaggio. È il desiderio, sincero, di vedere i vostri occhi riaccendersi per questa città che ha ancora tanto da dare. Io ci credo. L’ho scelta. E non la cambio.
Vi chiedo solo una cosa: fate uno sforzo. Fermatevi, anche solo per un momento, a pensare a quante cose belle avete intorno. A quanto questa città, nonostante tutto, sa ancora essere casa. Non rendiamola brutta con il disamore, con il lamento, con l’abitudine a vederla spenta.
Spero che, prima o poi, possiate sceglierla anche voi. Non solo per viverci, ma per crederci.
Con affetto profondo,
Una cittadina che non è nata qui,
ma qui si sente a casa.