È il giorno dello sciopero e del presidio sotto la Prefettura per i lavoratori della Imr. Dopo mesi di crescente preoccupazione, Cgil, Cisl, Uil e Ugl alzano il livello di guardia sulla vertenza che coinvolge circa 90 dipendenti, molti dei quali lavorano a rotazione e in cassa integrazione.
Una situazione definita drammatica dai sindacati, che ricordano come tutto nasca da un accordo siglato anni fa, quando era stata promessa la ricollocazione di 104 lavoratori nello stabilimento industriale reatino. Un’intesa che, a distanza di quasi quattro anni, resta largamente disattesa.
Questa mattina, dalle ore 11, si terrà un incontro con il Prefetto, mentre in piazza Cesare Battisti si svolgerà il presidio dei lavoratori. “Non vogliamo che cali il silenzio sulla vertenza – spiega Luigi D’Antonio, segretario regionale Fiom Cgil – e per questo abbiamo chiesto un incontro urgente. Chiederemo al Prefetto di farsi promotore presso il Ministero per aprire un nuovo tavolo istituzionale con tutti gli attori coinvolti”.
Il primo tavolo, infatti, non ha prodotto i risultati sperati. “Tre anni e mezzo fa – ricorda D’Antonio – fu firmato un accordo che prevedeva, attraverso alcuni step, la piena ricollocazione dei lavoratori. Oggi i numeri parlano chiaro: sono rimasti in 90 e solo una quarantina lavorano effettivamente, a turnazione e con cassa integrazione. L’accordo, nei fatti, non è stato rispettato”.
All’epoca della firma, sottolinea ancora il sindacalista, si erano mobilitate tutte le istituzioni locali, con l’intervento persino della Chiesa reatina. Ora, invece, il rischio è che la vertenza finisca nell’oblio.
Per questo, oltre allo sciopero di quattro ore, i sindacati puntano tutto sull’incontro con il Prefetto Pinuccia Niglio, dal quale si attendono passi concreti. “Confidiamo molto nella Prefettura – conclude D’Antonio – e chiederemo di forzare la mano sulla proprietà. Servono risposte immediate, il tempo è finito”.
Oggi la speranza è ancora un lusso che i lavoratori possono permettersi, ma senza svolte concrete il futuro appare sempre più incerto.
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