Giorno della Memoria: le vittime hanno il diritto di essere ricordate. Come Cleonice Tomassetti

 

Perché un giorno dedicato alla memoria? Forse perché le vittime hanno il diritto di essere ricordate in Europa, in Italia, come a Rieti. Tra le tante vittime che abbiamo il dovere di ricordare noi reatini c’è senz’altro Cleonice Tomassetti, una giovane coraggiosa donna che non può essere dimenticata. Una “partigiana nell’animo” fucilata a 33 anni a Fondotoce di Verbania, assieme a quarantadue partigiani, sulle sponde del Lago Maggiore, il 20 giugno del 1944, proprio quando la sua terra nativa, il Cicolano, tornava libera. Il coraggio di questa donna, originaria di Capradosso, è stato celebrato da diversi libri e convegni, che hanno rievocato la breve vita di una giovane che non riuscì a unirsi ai partigiani come sognava, ma trovò la morte a soli 33 anni per mano dei nazifascisti, dopo essere stata catturata durante un imponente rastrellamento in atto contro i partigiani della Valgrande. Cleonice, il suo nome di origine greca ha il significato di gloriosa vittoria, era nata nella frazione di Petrella Salto nel 1911, in una numerosa e povera famiglia contadina dove ebbe una vita particolarmente travagliata. Dopo la morte della madre, venne abusata, sedicenne, dal padre. Scopertasi incinta, preferì fuggire dal proprio paese e dal padre per rifugiarsi a Roma, presso la sorella maggiore.

Il parto fu prematuro e il figlio ebbe vita solo per pochi giorni. Intanto si manteneva con il lavoro di cameriera; purtroppo, più di una volta, subì tentativi di abusi dai padroni di casa. Nel 1933 scappò per questo a Milano, dove si adattò a svariati lavori: commessa, cameriera, sarta. Si unì con Mario Nobili, un assicuratore separato dalla moglie. Mario e Cleonice, detta Nice, frequentarono a Milano un piccolo gruppo di antifascisti. Nel 1944 Nobili fu colpito dalla meningite e, ricoverato, morì in pochi giorni. La giovane rimase di nuovo sola, in una città che non le offriva molto. Conobbe i giovani antifascisti Sergio Ciribi e Giorgio Guerreschi e con loro salì in montagna in Valgrande per unirsi ai partigiani, che non raggiunse mai. Infatti fu arrestata l’11 giugno del 1944 dai nazifascisti e percossa per giorni. Nonostante le torture fece coraggio agli sfortunati che condividevano quei tragici momenti. I nazifascisti, prima di fucilare i partigiani, li fecero sfilare il 20 giugno 1944 con un cartello con la scritta: “Sono questi i liberatori d´Italia oppure sono i banditi?”. Tra i partigiani una sola donna, la nostra Cleonice. La mattina di quel giorno un gruppo di partigiani, catturati durante un rastrellamento, erano stati prelevati e caricati su un camion e condotti a Intra, sede del comando SS. Dopo ore di sevizie e torture, verso le ore 15.00, i partigiani e la donna vennero fatti sfilare incolonnati da Intra a Fondotoce di Verbania, dove furono fucilati. L’attore Neri Marcorè alla Festa del Primo Maggio 2011 a Roma, rievocando le pagine più belle della nostra storia, dal Risorgimento alla Resistenza, volle leggere dal palco le parole che Cleonice Tomassetti aveva rivolto a un soldato che la prendeva a schiaffi e la copriva di sputi: “se percuotendomi volete mortificare il mio corpo, è superfluo il farlo; esso è già annientato. Se invece volete uccidere il mio spirito, vi dico che è opera vana: quello non lo domerete mai” poi, mentre veniva fucilata: “Viva l’Italia, viva la libertà per tutti!”. Una giovane eroina moderna, la reatina Cleonice Tomassetti. Una donna che aveva combattuto per i suoi diritti e per la sua emancipazione, sfidando i suoi aguzzini e scegliendo poi di morire in nome della liberazione del nostro paese, per affermare il diritto alla dignità per tutti gli italiani. A lei sono dedicate scuole, piazze e lapidi sia a Petrella Salto che a Verbania, cittadine dove la giovane è ricordata con affetto e rispetto. Una lapide ricorda la giovane a Petrella Salto, perchè la memoria è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli e nipoti. (di Giuseppe Manzo)

Foto: Manzo ©

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