Campiti resta in carcere e non risponde. Gip: “Lunga pianificazione della strage”

(di Martina Grillotti) Salgono a quattro le vittime della strage di Fidene di domenica scorsa per mano di Claudio Campiti, residente a Valleverde di Ascrea. Morta anche Fabiana De Angelis, 50 anni, che da domenica lottava in un letto dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, colpita al cranio. La donna era stata operata e trasferita in Rianimazione ma le sue condizioni erano apparse gravissime sin da subito. Dalla direzione sanitaria dell’ospedale hanno fatto sapere che “gli accertamenti diagnostici effettuati in queste ore hanno evidenziato un quadro clinico irreversibile. È stata dichiarata la morte cerebrale”.

Campiti, oggi per la prima volta, si è confrontato con i magistrati. L’udienza di convalida del fermo è avvenuta all’interno del carcere romano di Regina Coeli e l’uomo dovrà rispondere di accuse gravissime: omicidio volontario plurimo aggravato dalla premeditazione. Durante l’interrogatorio Campiti è rimasto in silenzio di fronte al gip, Emanuela Attura, riguardo i punti chiave della sparatoria, tuttavia ha fornito alcune risposte al gip come la motivazione della presenza di tre zaini, di fatto pronti per la fuga: “Ero sicuro non sarei tornato a casa”. Campiti ha ammesso che il movente della strage sono stati “rancore e risentimento” nei confronti del consorzio. Secondo il gip, l’episodio di domenica è frutto di “una lunga pianificazione” per “un’apprezzabile lasso di tempo”. L’indagato – spiega il gip – in sede di interrogatorio non ha dato segni di consapevolezza del proprio errore e il livore ed il risentimento che sono emersi, “fanno ritenere che se rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie”. Per lui è stato dunque convalidato il fermo nel carcere di Regina Coeli di Roma e disposto il regime di sorveglianza.

Foto: RietiLife ©

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